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Lui timbrava il suo bel cartellino e poi, al posto di controllare l’ambiente, se ne andava una volta a passeggiare sul lungomare e una volta a pesca o al mercato. Il maresciallo dei vigili, in tre mesi di pedinamenti, non ha lavorato nemmeno un’ora. E i colleghi dov’erano?

di Antonio Del Furbo

Sicuramente a fare multe. Tante multe. Sì perché i vigili urbani di Pescara grazie ai 65mila euro messi dalla Regione Abruzzo (quindi soldi nostri) e altri 17mila euro messi dal Comune (sempre soldi nostri) hanno ricevuto in dono (udite, udite) due telecamere, undici tablet e nove smartphone.

Per farci cosa? Per stanare i furbetti del volante dicevano qualche mese fa gli agenti duri e puri della municipale della città rivierasca. Vi azzardate a lasciare l’auto un paio di millimetri oltre la linea bianca del parcheggio? Peggio per voi. Il vigile sempre vigile rileva il veicolo con uno degli strumenti, lo fotografa e spedisce l’immagine al comando. I solerti colleghi, a quel punto, elevano il verbale e lo spediscono a casa. Il povero automobilista può pagarsi la sua bella multa di 41 euro senza che fino a un attimo prima sapesse dell’esistenza. Ovviamente, se lo paga entro 5 giorni la spesa si riduce a 28 euro.

Semplice no?

Maggitti, capo dei vigili, diffuse i primi dati di fine 2015: 387 verbali elevati con i nuovi strumenti. Aggiungo: pagati dalla collettività oltre 80mila euro. Strumenti che riescono, tra l’altro, a rilevare auto senza assicurazione e revisione. 

“Questi strumenti si affiancano all’attività del vigile, non lo sostituiscono” tuonò orgogliosamente Maggitti. Con 80mila euro di soldi pubblici, quindi, siamo costretti a ancora a pagare gli stipendi agli agenti. Cose che capitano. In Italia.

E non è finita qui.

Sì perché, qualche mese dopo accade che i cittadini scoprono che oltre ad aver pagato 80mila euro di attrezzature hanno pagato anche un vigile che timbrava e, al posto di lavorare, se ne andava a fare i fatti suoi. Un vigile che a 1600 euro al mese al posto di controllare eventuali reati ambientali se ne andava a fare la spesa al mercato. Infatti, dopo aver timbrato, il vigile (non molto vigile) non si è mai recato a svolgere la sua attività. I tabulati hanno registrato la sua presenza in servizio, dal lunedì fino al sabato, ma con un piccolo particolare: lui era da un’altra parte.

Il Nucleo di Polizia Tributaria di Pescara gli ha contestato la truffa pluriaggravata ai danni di un ente pubblico, abuso dei poteri e la violazione dei doveri.

E come è stato possibile che nessuno si è accorto di questo maresciallo assenteista? Come mai Maggitti questa volta non ha organizzato nemmeno una conferenza stampa per chiarire cosa è successo?

“Gli ufficali hanno sempre dichiarato che era tutto in regola” ha raccontato al Centro Maggitti. Cioè? Il capo dei vigili pescarese mi vuole dire che se un automobilista viene fermato da un agente puo’ abbassare il finestrino e dirgli che lui è in regola e andare via tranquillamente?

“I dipendenti di ogni servizio hanno almeno due ufficiali sopra di loro a controllare. Nel caso in questione, gli ufficiali hanno sempre dichiarato che stava tutto in regola” ha precisato Maggitti.

Quindi la colpa è degli ufficiali? Chissà. Maggitti, però, aggiunge che sapeva che il vigile non timbrava al comando visto che lui lo ha richiamato più volte. 

Vuoi vedere che dobbiamo rispendere 80mila euro (di soldi nostri) per comprare altre attrezzature che assicurino alla legge quelli che la legge dovrebbero applicarla e, invece, la truffano a loro volta?

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