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A ottobre scorso era scattato l’allarme per del materiale radioattivo arrivato dalla Francia per un esperimento Sox, per la ricerca di un particolare tipo di neutrini.

Antonio Del Furbo

Questa volta ad occuparsene sono state Le Iene che hanno rilevato come nei Laboratori del Gran Sasso sia giunta una sostanza con la stessa potenza radioattiva di Fukushima

A preoccupare le associazioni come il Movimento mobilitazione acqua Gran Sasso è l’uso di una sorgente radioattiva, il Cerio 144, prodotta nelle centrali nucleari russe. Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, all’epoca confermò che le “procedure previste sono rigorosissime”. A preoccuparsi, però, fu anche la Regione Abruzzo che spinse per uno stop all’iter dell’esperimento. Giovanni Lolli, vicepresidente della Giunta regionale, chiese di ricominciare l’iter di controlli con l’aggiunta di nuove certificazioni a quelle già ottenute dall’istituto Ispra.

Fatto sta che della questione sia il governo nazionale che quello regionale ne erano a conoscenza visto che l’esperimento Sox, è stato in parte finanziato con milioni di euro dall’Europa e dal Governo. Ma, forse per un caso che non ancora si riesce a capire, è stato tenuto nascosto agli abruzzesi. 

È dal 2013 che gli esperimenti vengono predisposti sotto il Gran Sasso e dovrebbe entrare nel pieno delle sue attività con il Cerio 144 che, con una potenza radioattiva di 150 mila curie, verrà inserito nella capsula del più grande contenitore di tungsteno.

Il punto, ora, è che i laboratori di Fisica Nucleare sono immersi nell’acqua che rifornisce mezzo Abruzzo. Acqua che viene captata per rifornire l’acquedotto. Le sostanze utilizzate negli esperimenti sotto il Gran Sasso sono tante e molto pericolose: Pseudocumene, Trimetilborato, Nafta idrogenata pesante, Piombo, Cadmio. Poi ci sono sostanze radioattive come il Cesio 137.

Proprio per la presenza di tali sostanze, il Gran Sasso è classificato come “Impianto a rischio di incidente rilevante”. Rischio che, appunto, potrebbe aumentare con l’esperimento con il cerio 144. Un dato che preoccupa anche il dottor Giuseppe Miserotti, referente Isde effetti radioattività, che conferma: 

“Siamo a livelli molto vicini alla quantità di radioattività del’incidente di Fukushima”. 

Un dato supportato dall’Agenzia atomica internazionale che individua l’incidente di Fukushima con una potenza radioattiva compresa tra 2.7 e 5.7 PBq. Il Cerio 144, invece, ha un potenza di 5.55 PBq. Cosa accadrebbe, dunque, se ci fosse un incidente? I cittadini possono fare sonni tranquilli se già in passato ci sono stati due incidenti nei Laboratori?

Il dato ancor più preoccupante è quello riportato dall’Istituto Superiore di Sanità dove si legge che “nei laboratori i lavori di pavimentazione relativi alla protezione dell’acquifero non sono mai stati realizzati”. E, proprio su questo punto, anche il direttore dei laboratori, Stefano Ragazzi, aveva detto nel marzo di quest’anno:“se potessi decidere di non erogare acqua sarebbe un grande sollievo per me”.

La questione, come se non bastasse, diventa ancor più drammatica quando si scopre che proprio nella posizione in cui si trovano i laboratori ci sono più faglie attive: esattamente quattro. 

“Una dispersione di Cerio potrebbe inquinare le acque e i fiumi vicini e, successivamente, la catena alimentare” aggiunge ancora il dottor Miserotti.

La domanda ritorna: perché né il Ministero dell’Ambiente né la Regione Abruzzo ha infomrato i cittadini?

Proprio Giovanni Lolli, in seguito alla denuncia del Movimento, disse che la Regione Abruzzo non ne sapeva nulla di quel carico. Peccato, però, che, proprio la Regione, aveva dato l’autorizzazione più di due anni fa esprimendo “parere favorevole”.

“Come mai ha dichiarato di non sapere nulla dell’esperimento che stanno per fare nei Laboratori del Gran Sasso quando invece avete dato parere favorevole?” ha chiesto Nadia Toffa al presidente di Regione, Luciano D’Alfonso. Ma l’inviata, e purtroppo anche i cittadini abruzzesi non hanno avuto risposta visto che D’Alfonso ha cacciato via la Toffa.

A non saperne nulla dell’autorizzazione del governo nemmeno il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti che ha rilasciato “all’Istituto nazionale di fisica nucleare, il nulla osta per l’impiego di sorgenti di radiazioni.

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