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I malati sono tutti uguali?

Esiste una disparità di accesso ai livelli di assistenza supplementare, dettata da ragioni di bilancio, che varia da Regione a Regione, anche se l’implementazione assistenziale riguarda i malati oncologici o soggetti trapiantati.

I malati bisognosi di cure ricorrenti (ad es.: trapiantati, dializzati, oncologici) devono affrontare spese onerose per gli spostamenti, per raggiungere le Asl abruzzesi e sottoporsi alle cure oppure per effettuare specifici esami diagnostici.

In Abruzzo questi sussidi sono previsti dalla legge regionale n. 6/2000, mai abrogata, ma sono stati sospesi con un atto amministrativo dalla direzione politiche sociali e sanità.

La legge regionale n. 32 del 21 maggio 2014 è stato l’ultimo atto legislativo del Governatore Chiodi, l’art 2 ha reintrodotto i rimborsi a favore dei malati oncologici e soggetti trapiantati.

La legge ha avuto breve durata, purtroppo.

Il governo Renzi ha impugnato la legge 32 in quanto è stata approvata in regime di prorogatio.

Il Consiglio regionale, infatti, nell’immediata vicinanza dell’elezioni, «non solo deve limitarsi ad assumere determinazioni del tutto urgenti o indispensabili, ma deve comunque astenersi, al fine di assicurare una competizione libera e trasparente, da ogni intervento legislativo che possa essere interpretato come una forma di captatio benevolentiae nei confronti degli elettori» ( sent. Corte Cost. n. 68 del 2010).

Tutto da rifare.

Osservando il percorso degli atti legislativi volti all’erogazione dei rimborsi per i viaggi della speranza dei malati oncologici e soggetti trapiantati, sembrerebbe appropriato citare la frase di manzoniana memoria “questa legge non sa da fa”.

Sì, perché anche nel 2012 la Giunta Chiodi aveva approvato la legge n. 33 del 2012 che prevedeva la corresponsione, in favore dei cittadini affetti da patologie oncologiche, dei rimborsi previsti dalla legge della Regione Abruzzo del 9 febbraio 2000, n. 6 con uno stanziamento di € 200.000,00, attinto dal capitolo di entrata denominato «Entrate derivanti dal 50 per cento degli oneri di urbanizzazione per il recupero dei sottotetti», con speculare istituzione di un nuovo capitolo di spesa denominato «Interventi socio assistenziali per la maternità, l’infanzia, l’adolescenza e la famiglia».

Anche in quella circostanza il Governo impugnò la legge regionale e la Corte Costituzionale con sentenza n. 104 del 2013 ne dichiarò l’illegittimità costituzionale affermando che la norma impugnata, disponendo l’assunzione a carico del bilancio regionale di oneri aggiuntivi per garantire un livello di assistenza supplementare in contrasto con gli obiettivi di risanamento del Piano di rientro, violava il principio di contenimento della spesa pubblica sanitaria, quale principio di coordinamento della finanza pubblica e, in definitiva, l’art. 117, terzo comma, Cost.

Colpa di un legislatore poco attento o leggi- bugia come definite da alcuni?

In realtà la Corte Costituzionale ha sancito l’impossibilità per alcune regioni, tra cui l’Abruzzo, di implementare i “livelli essenziali delle prestazioni”, nel caso di specie i “livelli di assistenza sanitaria” (i cd extra Lea).

Il rimborso dei viaggi della speranza rientra, purtroppo in questa categoria.

L’Abruzzo è una delle Regioni sottoposte a Piano di rientro del deficit sanitario, pertanto, sembrerebbe che non possa permettersi il potenziamento dei livelli essenziali delle prestazioni.

I livelli essenziali delle prestazioni, infatti, devono essere garantiti in modo unitario su tutto il territorio nazionale.

Nelle Regioni sottoposte a Piani di Rientro tale garanzia è rappresentata dal Commissariamento stesso, pertanto un potenziamento delle prestazioni rappresenterebbe un disequilibrio a favore di queste Regioni.

La Corte ha poi chiarito come «l’introduzione di livelli essenziali di assistenza aggiuntivi» determini una «incoerenza della legislazione regionale rispetto agli obiettivi fissati dal Piano di rientro del deficit sanitario» (sentenza n. 32 del 2012).

L’implementazione dei livelli essenziali delle prestazioni configura pertanto “una misura di assistenza supplementare che si pone chiaramente in contrasto con l’obiettivo dichiarato del Piano di rientro di riequilibrare il profilo erogativo dei livelli essenziali di assistenza e la gestione corrente per il perseguimento del pareggio economico nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza”.

In poche parole, la Regione che viola il Patto di stabilità agevola i propri cittadini a scapito di quelli delle altre Regioni cd. virtuose.

Oltre il danno…la beffa verrebbe da dire.

I cittadini abruzzesi, oltre a subire le conseguenze del Commissariamento, la razionalizzazione della rete ospedaliera e gli aumenti delle addizionali irpef, sono soggetti anche al divieto di implementazione dei livelli delle prestazioni che, per i malati oncologici e trapiantati, si traduce nell’impossibilità di ottenere il rimborso dei viaggi della speranza.

Tra non molto (si suppone nel 2015) finirà il Commissariamento in Abruzzo e per i malati oncologico inizierà un nuovo percorso di speranza, il diritto di essere curati ed assistiti ovunque allo stesso modo …senza se e senza ma!

 

Alessandra Di Giuseppe

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