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La Corte dei Conti ha recentemente condannato i presunti responsabili alla restituzione di 32 milioni di euro. Sono le 19 persone accusate di associazione per delinquere, truffa, peculato e riciclaggio per presunti corsi di formazione truccati.

Correva l’anno 2007 quando qualcuno dalla parti degli uffici della Cisl nazionale si accorse che i bilanci, fino a quell’anno in pareggio, d’un tratto registrarono pesanti ammanchi dell’ordine di 20 milioni di euro. La Guardia di Finanza, con calcolatrici alla mano, riferirono di un danno, per la Regione Abruzzo, di 24milioni di euro.

Gli autori della truffa avrebbero intascato le somme derivanti dai 454 progetti formativi finanziati dalla Regione omettendo il pagamento di contributi Inps e alterando i bilanci con fatture gonfiate e poste contabili fittizie. Tra l’altro, la Guardia di Finanza aveva scoperto che il rendiconto, previsto per legge, non era stato mai depositato in quanto impossibilitati a portarli a termine per carenza di contenuti e materiale informatico.

Fondi distratti per spese personali, viaggi e, sempre secondo l’accusa, per finanziare il Palermo calcio. Una presunta truffa che ha portato al licenziamento di 60 dipendenti oltre a un danno, per i 1500 corsisti, fatto di mancati rimborsi. 

Lo Ial Cisl aveva il compito di progettare corsi per agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro da parte di giovani e categorie svantaggiate e per questo poteva contare su una gran mole di finanziamenti pubblici. 

A quanto pare difficilmente si arriverà ad una condanna in quanto per i 19 rinviati a giudizio probabilmente scatterà la prescrizione.

Gli effetti di questo ‘tsunami’ sono drammaticamente presenti nella vecchia sede dello Ial di Paterno di Avezzano (Aq) dove è ancora accatastato materiale informatico perfettamente funzionante.

 

A parte la sede (all’asta) che potrebbe essere recuperata e riutilizzata, perché le attrezzature informatiche devono subire la stessa fine?

 

Antonio Del Furbo

 

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