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Torna al centro del dibattito politico il caso Siri. Ancora una volta, a sparare sull’ex sottosegretario e consigliere economico della Lega è L’Espresso con una nuova inchiesta. A indagare sul senatore, dopo le inchieste aperte dalle procure di Milano, Palermo e Roma, anche le autorità di San Marino.

I giudici stanno analizzando la nuova istruttoria che riguarda due “prestiti di favore a elevato rischio” concessi da una banca dell’ex paradiso fiscale e caratterizzati da una doppia serie di “violazioni sistematiche” delle regole creditizie. Sarebbero, infatti, 750 mila gli euro incassati dal senatore Armando Siri tra ottobre e gennaio scorsi, quando era ancora vice-ministro delle Infrastutture, e altri 600 mila ottenuti appena tre mesi fa da un imprenditore a lui collegato. Operazioni definite “contrarie ai principi di sana e prudente gestione del credito” dagli ispettori della Banca Centrale di San Marino e dell’Agenzia anti-riciclaggio (Aif) che hanno denunciato tutto alla magistratura.

L’istruttoria penale prende avvio a inizio 2019 con una segnalazione anti-riciclaggio firmata da un notaio milanese, Paolo De Martinis, che ha riscontrato non poche anomalie sull’affare immobiliare del suo cliente, da poco diventato viceministro della Lega. Appena preso il prestito di San Marino, Siri ha speso 585 mila euro per l’acquisto di un palazzo di mille metri quadrati a Bresso, periferia di Milano, intestandolo però alla figlia. Un immobile che, nonostante il mutuo, non è stato ipotecato dalla banca per garantirsi la restituzione del prestito. Un’inchiesta di Report rivelò la denuncia del notaio e, oggi, L’Espresso scopre che il prestito di Siri è finito al centro di un’indagine ispettiva ordinata dalla Banca Centrale di San Marino, che ha confermato e allargato le accuse. Poi ci sarebbe un secondo prestito di favore, collegato sempre al ruolo politico di Siri. 

Dunque, due finanziamenti, secondo l’autorità di vigilanza di San Marino, “in contrasto con i principi di sana e prudente gestione” che ogni banca dovrebbe rispettare, tanto da esporla a “un elevato rischio reputazionale oltre che di mancato recupero del credito”.

Gli ispettori hanno ricostruito tutte le anomalie e identificato protagonisti e comprimari dei due finanziamenti collegati a Siri: “la brigata del mutuo facile”. Tra questi un banchiere di Verona, un “esponente istituzionale” di San Marino, un’affascinante consulente, un barista del metrò di Milano, una società del Delaware e naturalmente Siri.

Il senatore ha ottenuto un prestito di 750 mila euro ben oltre il valore dell’immobile. Perché la banca non ha chiesto nessun tipo di garanzie? Domanda a cui proprio gli ispettori non hanno avuto risposta. Un finanziamento al buio che risulta deciso il 16 ottobre 2018, come “prestito personale”, dal direttore generale della Banca agricola commerciale (Bac) di San Marino, Marco Perotti. Il senatore,  inoltre, senza garanzie ha ottenuto anche un tasso di straordinario favore: un interesse fisso del 2,125 per cento, meno di metà della media (4,90) applicata ai normali clienti.

Le autorità di vigilanza, inoltre, scoprono un altro rischio ignorato. L’Aif segnala agli ispettori della Banca Centrale che “il signor Siri risulta indagato dalle Procure di Roma e Palermo per il reato di corruzione, con riferimento ad agevolazioni in favore di imprese considerate vicine all’imprenditore pregiudicato Vito Nicastri, che secondo gli investigatori avrebbe finanziato la latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro”. Si tratta della famosa tangente di 30 mila euro che Paolo Arata, ex parlamentare di Forza Italia e presunto socio occulto di Nicastri, avrebbe promesso al sottosegretario della Lega in cambio di un emendamento. Il fatto messo in rilievo dagli ispettori è anche quello che “il finanziamento non garantito è stato erogato a una persona diversa dall’intestataria dell’immobile, rendendo ancora più difficoltosa un’eventuale rivalsa della banca in caso di mancata restituzione del prestito”. A quel punto il vicedirettore della Bac convoca “d’urgenza” la figlia di Siri, per farle firmare almeno una fideiussione. Ma all’incontro la ragazza non si presenta.

Nel verbale finale gli ispettori esaminano la delibera del consiglio di amministrazione della Bac del 31 ottobre 2018 in cui è stato ratificato il finanziamento al politico italiano. Alla riunione decisiva con Siri, “tenutasi il 22 settembre 2018 a San Marino”, oltre a Perotti, erano presenti il vicedirettore, il responsabile di una filiale e una consulente esterna. La mediatrice è di Verona, figlia di un industriale veronese e ha simpatie dichiarate per Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Armando Siri.

“Il tema di principale interesse, considerata l’importante posizione del sottosegretario, è di avere degli scambi per creare una relazione di lunga durata” spiega Perotti davanti al Cda. Siri, tra l’altro, ha presentato una dichiarazione dei redditi da cui risulta che le sue attività di imprenditore, quelle sopravvissute alla bancarotta, gli rendono solo duemila euro al mese. Siri manda a San Marino la sua busta paga di senatore: tra stipendio e indennità parlamentare, 15 mila euro al mese. Che si aggiungono ad altri 5 mila euro previsti come affitti futuri della palazzina di Bresso. Una paga, però, legata all’effettiva durata della carica, che è sempre incerta: il politico può perdere la poltrona alle elezioni successive.

“Conclusione degli ispettori: il mutuo di Siri è fuorilegge sotto tutti i profili”.

L’Aif, riporta L’Espresso, “denuncia alla Banca Centrale una ulteriore operazione di finanziamento accordata dalla Bac senza le normali garanzie e al di fuori delle procedure, che risulta correlata con il prestito a favore di Siri. Si tratta di un secondo mutuo anomalo di durata decennale: altri 600 mila euro, concessi anche in questo caso senza alcuna ipoteca. Il beneficiario è una società italiana, Tf Holding srl, che risulta controllata da due baristi milanesi. Il legame con il senatore della Lega emerge dalle deposizioni dei dirigenti della Bac: quella società è stata presentata alla banca di San Marino da Marco Luca Perini, capo segreteria del sottosegretario e senatore Armando Siri. Il braccio destro del politico leghista, annotano a questo punto gli ispettori, è figlio di Policarpo Perini, titolare dell’agenzia immobiliare che ha gestito la vendita della palazzina di Bresso al senatore Siri. Il capo della sua segretaria risulta anche acquirente in proprio di una mansarda nello stesso edificio, con rogito stipulato il 31 gennaio 2019 dal notaio De Martinis: medesimo giorno, medesimo notaio, medesimo venditore e medesima palazzina, evidenziano i controllori, dell’affare che Siri ha intestato alla figlia.”

Secondo il rapporto degli ispettori della Banca Centrale il nome di Perini come presentatore della società non è stato mai registrato nelle carte e nei computer della Bac.

Siri è andato di persona nella banca di San Marino, il primo marzo 2019, per agevolare il prestito ai baristi. Lo stesso giorno del deposito della domanda di mutuo firmata dall’amministratore e azionista di maggioranza della Tf Holding, Fiore Turchiarulo. Nonostante alcuni problemi, la Bac di San Marino non chiede “nemmeno un’ipoteca di secondo grado” alla società presentata dal capo della segretaria di Siri. Si accontenta delle fideiussioni personali dei due soci del bar e di una loro familiare.

Il 12 aprile 2019 la filiale della Bac chiude la verifica sulla Tf Holding con un parere negativo, motivato dalla “mancanza di garanzie reali” e dall’insufficienza delle fideiussioni dei baristi, segnalando che hanno redditi limitati. Il 16 aprile l’ufficio crediti conferma il verdetto: mutuo bocciato. La richiesta di prestito viene però trasmessa comunque ai vertici della banca “vista la conoscenza e la buona relazione della società con la direzione generale”. Nel secondo parere il rapporto viene precisato: è una “relazione diretta” con un manager della Bac. Nella versione cartacea degli atti, gli ispettori trovano solo il secondo parere, che però “non riporta le frasi sulla conoscenza diretta del cliente da parte della direzione generale”.

Il mutuo di 600 mila euro raccomandato dal segretario di Siri risulta approvato, proprio il 16 aprile 2019, dal vicedirettore generale della banca di San Marino. Senza spiegare perché ha deciso di ignorare i due pareri tecnici negativi. Di fronte alle anomalie dei due prestiti collegati a Siri, gli inquirenti dell’Aif  denunciano all’autorità giudiziaria un sospetto misfatto di amministrazione infedele.

L’Espresso ha scoperto un legame politico: Turchiarulo è stato candidato nella lista Italia nuova, fondata da Siri prima di entrare nella Lega di Salvini. Ma negli atti societari c’è anche una traccia di rapporti d’affari. La ditta di Turchiarulo ha comprato il bar del metrò di Rogoredo nel 2008, con la vecchia insegna “Marilyn pizza”, da una società chiamata Metropolitan coffee and food srl.

Di admin

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