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In quegli anni anni ottanta erano pastori, ladri, rapinatori. L’obiettivo era quello di fare la guerra alla mafia ufficiale, la Cosa nostra di Riina e Provenzano, nel cuore della Sicilia, fra Agrigento e Caltanissetta. Ci fu una mattanza e chi restò in vita venne invece mandato in esilio. Un passato archiviato che sembrava non dovesse più tornare. E, invece, è tornato.

La squadra mobile di Caltanissetta e il Servizio centrale operativo della polizia hanno scoperto che i “ribelli” di un tempo sono diventati la nuova classe dirigente mafiosa che governa Gela, uno dei centri più ricchi della provincia nissena. Trentacinque di loro sono stati arrestati questa notte in un blitz imponente. Altri 15 fiancheggiatori dei padrini siciliani sono stati bloccati in Nord Italia su disposizione della dda di Brescia, nell’ambito di un’ordinanza che riguarda complessivamente 75 persone, arrestate per reati finanziari, tutti legati agli affari dei clan. La Guardia di finanza ha sequestrato beni per 35 milioni di euro.

L’inchiesta è stata portata avanti dalla squadra mobile di Caltanissetta e racconta di un’organizzazione potente retta da alcuni scarcerati eccellenti, che ha sancito una solida pax mafiosa con la Cosa nostra ufficiale, sul territorio gestiva le attività classiche dei clan. “Dal traffico di droga alle estorsioni – spiega Francesco Messina, al vertice della Direzione centrale anticrimine della polizia – i proventi venivano poi reinvestiti in aziende nel settore alimentare”. I boss imponevano i propri prodotti. Chi si ribellava, era vittima di incendi e danneggiamenti. “Ci siamo trovati di fronte a un’organizzazione paragonabile all’Ndrangheta – prosegue Messina – per capacità di penetrazione del territorio, ma anche per le attività svolte in Nord Italia”. In Lombardia e in Piemonte, alcuni mafiosi si erano trasformati in esperti manager del settore dell’intermediazione finanziaria. Le aziende decotte e le cessioni dei crediti erano diventati un altro lucroso business.

Il blitz


Nelle intercettazioni i nuovi vecchi boss dicevano di avere a disposizione “500 leoni”, un esercito da scatenare. Ma Gela non è più quella di trent’anni fa, per fortuna, e oggi qualche commerciante ha trovato il coraggio di denunciare le estorsioni. La Sicilia cambia. Da Caltanissetta a Palermo è la stagione di nuovi investimenti nell’economia legale. A Palermo sono tornati gli Inzerillo dall’America, a Caltanissetta sono tornati gli stiddari. E sono tornati con tanti soldi in tasca, quelli mai sequestrati.

“Sono tornati, ma teniamo sotto controllo tutti i tentativi di riorganizzazione – dice Francesco Messina – a luglio, è stato colpito duramente il clan Inzerillo, in un’operazione fra Palermo e New York. Adesso, Gela”.

Di admin

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