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Quindi, l’ex presidente della Regione Abruzzo non riesce a essere assolto nemmeno dal tribunale dell’Aquila. Ma, evidentemente, Ottaviano Del Turco incassa una sostanziale riduzione della pena perché, in realtà, molte delle accuse nei suoi confronti sono cadute.

In effetti i reati contestati in primo grado erano ventiquattro che sono passati a sei. Quindi l’ammissione del sostituto procuratore generale sul fatto:“che non sono state trovate tracce patrimoniali dei reati”. Poi, ancora, tutte quelle storie che in primo grado furono giudicate della peggior specie e, ora, la Corte dell’Aquila le ha sostanzialmente ridimensionate.

Ancora. I giudici d’Appello hanno detto anche che il perno di tutta l’inchiesta, Vincenzo Angelini, non era un semplice corruttore ma una vittima del sistema. Tant’è che l’ex principe delle cliniche d’Abruzzo è stato assolto in secondo grado e addirittura gli è stato riconosciuto un risarcimento di due milioni di euro per il danno subito.

Poi restano le parole della difesa di Del Turco:“nell’80 per cento delle ipotetiche azioni corruttive siamo stati assolti. Sembra di capire – ha aggiunto Caiazza – che la Corte ha avuto una terza visione dei fatti”.

In qualche modo, però, la stampa abruzzese pare non abbia rilevato questi dati importanti. L’emittente Rete 8 di proprietà di Luigi Pierangeli, in una diretta fiume, ieri sera ha ribadito che l’impianto accusatorio è rimasto in piedi e che comunque la condanna c’è stata. Una storia quella di Sanitopoli secondo l’emittente, che non è stata ben capita dalle testate nazionali e che spesso hanno perseguito la linea garantista per scelte politiche e non perché veramente a conoscenza dei fatti.

Insomma, pare che chi non sia abruzzese non possa essere in grado di capire, leggere carte e farsi un’idea su questo processo.

“Quei fatti non sussistono dice il dispositivo – scrive Massimo Bordin, ex direttore di Radio Radicale – . Dunque non resta che dedurre che Angelini se li sia inventati”. Bordin prosegue:“La Corte condanna Del Turco per cinque residui capi d’imputazione, sempre scaturiti dalle accuse della stessa persona. Come si può spiegare? Forse con un termine tecnico:’Frazionabilità delle dichiarazioni’. In parole povere – prosegue ancora Bordin – quando si ritiene che un accusatore mischi bugie e verità, i giudici possono selezionare le sue dichiarazioni pur sapendo di avere a che fare con un bugiardo. Ma la Cassazione è abbastanza esigente sulla tenuta logica del tutto e più di una vlta ha annullato sentenze di questo tipo”. Infine:”Sulla sentenza si può aggiungere che è stata pronunciata in una città dove il magistrato che fece arrestare Del Turco, e parlò di prove granitiche, attualmente è vicesindaco”.

E queste riflessioni non hanno confini, con buona pace di chi si eleva a giudice dei fatti.

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