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Il Partito democratico abruzzese, dopo anni di governo regionale, si è accorto della problematica di Bussi. Lontano è quel tempo in cui la Montedison inquinava indisturbata e qualche ‘nominato’ nelle aziende acquedottistiche faceva finta di non vedere. Dopo è arrivata la magistratura che se li è potati via. Oggi tornano a promettere.

Il Partito democratico abruzzese, dopo anni di governo regionale, si è accorto della problematica di Bussi. Lontano è quel tempo in cui la Montedison inquinava indisturbata e qualche ‘nominato’ nelle aziende acquedottistiche faceva finta di non vedere. Dopo è arrivata la magistratura che se li è potati via. Oggi tornano a promettere.

D’ALFONSO STRATEGA DEL FUTURO DI BUSSI

“Lo Stato deve garantire un futuro a quell’area” avverte il candidato alla Regione del Pd. Chiede “copertura finanziaria, amministrativa e normativa” precisa in uno dei suoi discorsi criptici-poetici.

Peccato che la magistratura sta già facendo il suo corso da tempo per vederci chiaro e far pagare i responsabili. Forse D’Alfonso non sa che ci sono lobby che premono per la reindustrializzazione dell’intero sito e chi, invece, vuole destinarlo a parco.

TOTO L’AMICO DI SEMPRE 

Se da una parte ci sono lobby ambientaliste che premono per destinare l’area a parco, dall’altra ci sono aziende internazionali che spingono per ridestinare il perimetro a sito industriale. 

Tra questi ultimi c’è un certo Carlo Toto che già l’anno scorso intascò, grazie ad un emendamento Letta-Marini, ben 50 milioni di euro per la bonifica. Proprio quel Toto che durante il processo per le presunte tangenti al comune di Pescara sottolineò che “l’amicizia con D’Alfonso non prova la corruzione”. 

La Solvay, che all’epoca subentrò alla Montedison, uscì dallo stabilimento scrollandosi di dosso il risanamento dell’area e di eventuali responsabilità nel caso in cui sui terreni venga trovato degli inquinanti. Il Comune di Pescara aiutò l’uscita della Solvay per destinare l’area a bene pubblico e far subentrare Toto. L’imprenditore abruzzese che, presa l’area per la costruzione del cementificio, non è tenuto a bonificare perché non ha inquinato. I soldi per l’operazione? No problem: Marini e Letta soccorrono con un emendamento l’impresario. La ripulitura riguarderà solo la zona dell’ex polo chimico e il resto rimarrà all’abbandono.

Toto, non contento, mira ad aprire una cava mineraria di 1600 ettari su un territorio a cavallo di 3 Comuni: Bussi, Collepietro e Popoli. E dove vorrebbe scavare Toto? Proprio sopra la falda acquifera che disseta l’area metropolitana di Chieti-Pescara e tutta la Valpescara. Toto, tra l’altro, non potrebbe avviare nessuna iniziativa imprenditoriale su quei terreni in quanto negli anni 2007, 2008 e 2009 è stata interessata da vasti incendi. E cosa dice la legge? Vieta in quei luoghi “per dieci anni la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione sia stata già rilasciata, in data precedente l’incendio e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti a tale data, la relativa autorizzazione o concessione”. E poi, infine, ci sarebbe un’osservazione relativa al ‘Piano delle attività estrattive della Regione Abruzzo’ che però non esiste. Il nuovo governo regionale dovrà farlo? E quando D’Alfonso parla di “recupero di posti di lavoro a Bussi” parla della cava?

 PRC:”RESPONSABILITA’ POLITICA”

Il segretario regionale del Partito della rifondazione comunista, Marco Fars, è netto:”Amministratori che sapevano e non hanno detto e fatto nulla o erano così ‘distratti’ da non accorgersi di quello che accadevano nelle aziende ed enti che amministravano, dovrebbero avere il buon gusto di non riproporsi a cariche pubbliche. Invece pervicacemente insistono nel fare finta di nulla”. Fars ha due nomi in mente:”Inutile aggiungere ulteriori commenti bastano le parole di Donato Di Matteo e Giorgio D’Ambrosio e le lettere risalenti al 2004 per renderli ridicoli se la situazione non fosse tragica per tutti coloro che hanno bevuto acqua contaminata”. Il segretario non si stupisce “che Luciano D’Alfonso li carichi nel suo ‘Luciamion’.

Eppure l’Arta e la Usl di Pescara mandarono due informative all’Aca (documenti riportati a fine articolo) in cui informavano della contaminazione delle falde acquifere. Era il 13 agosto 2004.

Donato Di Matteo (vicepresidente e poi presidente di Aca S.p.A. dal 1994 al 2005) oggi risponde:”nel periodo della mia presidenza Aca, anno 2004, non mi sono pervenute, da chicchessia, comunicazioni o informative relative ad inquinamenti di acque”. 

Giorgio D’Ambrosio (presidente di Aca Spa dal 1998 al 2002 e presidente dell’Ato Pescarese dal 2003 al 2007): “Ho già una sentenza di non luogo a procedere del Gup di Pescara a mio favore ed è dimostrato che l’acqua uscita dai rubinetti è sempre stata potabile: tutte le analisi in nostro possesso dicono che l’acqua fornita dai pozzi di Bussi era potabile”.

 M5S: BUSSI: IMMEDIATA BONIFICA E SUBITO INDAGINE EPIDEMIOLOGICA

I deputati del M5S, insieme alla candidata presidente Sara Marcozzi, hanno annunciato che il M5S chiederà attraverso una interrogazione parlamentare (con possibile question time mercoledì) e con una lettera firmata dal gruppo parlamentare, di avviare immediatamente una indagine epidemiologica nella Val Pescara per accertare le conseguenze del disastro ambientale di Bussi. A seguire un’altra interrogazione parlamentare al Ministero dell’Ambiente, anch’essa proposta come question time per mercoledì prossimo, chiede invece, alla luce del perdurante immobilismo delle istituzioni locali e nazionali, di avviare immediatamente le operazioni di bonifica, stanziando risorse statali aggiuntive e coinvolgendo le aziende colpevoli di tale disastro. 

Al di là degli esiti giudiziari – sottolinea Gianluca Vacca – è assurdo non coinvolgere già da subito la Montedison nelle operazioni di bonifica, anche con impegni finanziari ingenti: come al solito lo Stato si dimostra debole con i forti, e arrogante con i deboli, pronto a richiedere immediatamente le sanzioni preventive ai semplici cittadini, mentre con le grandi multinazionali si dimostra sempre garantista e attento a non intaccarne gli interessi economici”. Le responsabilità per i deputati sono da distribuire tra il governo nazionale, Chiodi, il sindaco di Bussi La Gatta e soprattutto Goio che “non sono stati capaci neanche di spendere i primi 50 milioni stanziati per la messa in sicurezza del sito. Il presidente della Regione, nonché commissario della sanità, non ha divulgato i dati dell’Agenzia Sanitaria Regionale sull’incidenza tumorale nella Val Pescara, non predisponendo oltretutto una immediata indagine epidemiologica come la gravità dei dati richiederebbe. In altre interrogazioni parlamentari abbiamo chiesto lo stato dei lavori e sollevato la questione dell’inutilità del commissario Goio alla luce dei fallimentari risultati” conclude Vacca.

ZdO


La Lettera dell’Arta all’AcA S.p.A. del 13 agosto 2004 e la lettera dell’USL di Pescara all’ACA del settembre 2004

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