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L’autore del libro ha ricevuto il premio dal sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, figlio del giudice Emilio Alessandrini ucciso nel 1979 da un commando di Prima linea.

“È stato un onore ricevere il Premio” ha detto Daniele Sanzone, perché è “Un premio che ho voluto dedicare a Davide Bifolco e in generale a chi resiste e cerca di vívere una ‘vita normale’, schiacciato da una parte dall’assenza dello Stato e dall’altra dalla presenza de ‘o sistema“.

Sanzone, voce e leader degli A67, ripercorre nel libro la storia della musica dagli anni ’70 ad oggi. Lo fa con un’analisi “sul come e sul perché la Camorra sia entrata dentro uno dei tanti simboli di Napoli, la ‘canzone napoletana’, che va oltre la semplice musica”. Lui lo sa bene in quelle realtà ci vive:”Scampia è un posto dove non vedere e non sentire consente di superare la giornata, un posto dove l’orizzonte esistenziale è al massimo situato a qualche giorno di distanza, e dove i giorni si susseguono uno uguale all’altro, se non si ha voglia di vivere.” Un attaccamento alla vita che gli ha permesso di rifiutare le regole della morte imposte dalla Camorra e far esplodere la sua vena artistica.

IL VIDEO

http://www.youtube.com/watch?v=as9z2IP04_g&feature=youtu.be

Il 1970 per Sanzone è stato una sorte di spartiacque tra vecchia e nuova Camorra: prima sinonimo di contrabbando e poi di omicidi. Alla fine degli anni di piombo l’associazione camorristica era rappresentata, in termini  musicali, dalle sceneggiate di Mario Merola e Pino Mauro. Testi scritti da autori borghesi e interpretati da personaggi appartenenti alla classe bassa. 

Il 1980 è rappresentato dalla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. L’organizzazione è piramidale e paramilitare, basata sul culto di una sola personalità. Gli affiliati sono: il picciotto, il camorrista, lo sgarrista, il capozona e infine il santista. Il vertice è di una sola persona: Raffaele Cutolo detto ‘Vangelo’. La forza del boss sta, soprattutto, nel poter contare su un esercito di giovani – la cosiddetta manovalanza cutoliana – affiliati tra le maglie del sottoproletariato. Gli autori della canzoni sono gli stessi che poi le cantano. 

“I primi a parlare di mafia sono stati i Giganti nel ’71 fanno un’opera rock che si chiama ‘Terra in bocca’ ispirata ad un omicidio mafioso avvenuto in Sicilia nel 1936″ racconta Sanzone. “Un disco, all’epoca, completamente boicottato da ‘mamma Rai’. Un progetto che poi verrà abbandonato”.

Il riferimento musicale degli anni ’90 è indiscutibilmente è il pezzo scritto da Frankie hi-nrg MC: ‘Fight da Faida‘. Un pezzo contro la mafia, la camorra e la corruzione, diffuso anche nelle discoteche.

Poi il ricordo per Davide Bifolco:”Io alla sua età ho fatto di peggio. Mi sono ritrovato in auto piene di cocaina e in compagnia di molti boss. Quella è la realtà in quelle zone”.

Antonio Del Furbo

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