Spread the love

Le polemiche intorno al conduttore di Che tempo che fa non accennano a diminuire. Anzi, aumentano ogni giorno pur essendo, il programma, un’idea, oltre che innovativa, anche molto ‘pratica’ per la tv pubblica.

di Antonio Del Furbo

“Il programma costa tutto compreso 450 mila euro a puntata. La metà di qualunque varietà, molto meno di qualsiasi fiction. Questa operazione rappresenta un tentativo di portare un talk in prima serata, dove solitamente stanno i varietà e ha un risvolto pratico: anche con uno o due punti in meno di share, il risparmio è notevole”. Questo il pensiero di Fabio Fazio quando, a settembre 2017, partì con la nuova programmazione di Che tempo che fa segnando l’approdo da Raitre a Raiuno. “La media di Raiuno la domenica è intorno al 15%. Se anche si facesse il 13% con un programma di parole, sarebbe un cambio importantissimo di linguaggio” aggiunse Fazio. Quella previsione, a quanto pare, fu giusta visto che il programma si mantiene sugli oltre 4 milioni di spettatori, con uno share di circa il 16%.



Dunque, perché tanta polemica intorno a Fazio?

Al centro della questione c’è il suo contratto con la Rai che, secondo alcuni esponenti del governo, permetterebbe a Fazio di intascare uno stipendio molto alto. L’autore e conduttore, come da contratto, prende due milioni e 240 mila euro l’anno per un totale di 8 milioni 960.000 su quattro anni. La società proprietaria del format è OFFicina Srl, quote per il 50% detenute da Fazio stesso e il restante da Magnolia. Il compenso “per l’opera artistica e professionale” riguarda 64 puntate per il ruolo di “conduttore, autore testi/consulente artistico-autorale, direttore artistico” fino al 2021.

C’è, poi, il punto dell’“appalto parziale” (senza gara) e lo sfruttamento del format, contrattualizzati con OFFicina Srl nel settembre 2017 per evitare che le emittenti concorrenti potessero mettere le mani sul programma di Fazio. I 18.325.350 euro di costi annui sono così suddivisi: 10.644.400 per il solo primo anno del quadriennio, di cui 704.000 annui per i diritti del format, il resto sono quindi i costi di produzione. Denaro che finisce nelle casse di Officina Srl. Per la Rai, invece, ci sono i costi di rete: scenografia, regia, redazione, acquisto diritti di filmati e foto, per un totale di 2,8 milioni di euro. Altri 2,6 milioni sono per costumi, trucco, riprese, servizi in esterna.

Per ogni puntata in prima serata, quindi, la Rai spende 450 mila euro a puntata tutto compreso. La metà di qualunque varietà, molto meno di qualsiasi fiction. “Questa operazione rappresenta un tentativo di portare un talk in prima serata, dove solitamente stanno i varietà e ha un risvolto pratico: anche con uno o due punti in meno di share, il risparmio è notevole” spiega ancora Fazio. Dunque, a fronte di 18,3 milioni di costi, i ricavi sono di 20,3 milioni di euro. Introiti pubblicitari che per la Rai sarebbero frutto di uno share atteso per la prima parte della trasmissione intorno al 18 per cento, per la seconda al 13 per cento.

Di admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia