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Poca attenzione è stata riservata alla morte dell’attivista anticamorra. Chissà perché. Antonio Del Furbo

Certo, i maggiori quotidiani ne hanno dato notizia ma, a quanto pare, nessuno si è stracciato le vesti. Perché? Chissà. Tutti a scrivere il dettaglio di ciò che è accaduto a Mario Piccolino, tutti a scrivere le stesse cose. Come in una copisteria. E come spesso accade in Italia. 

Mario Piccolino era un blogger e un avvocato, aveva 71 anni ed è stato assassinato ieri nella sua casa di Formia. Il suo motto era:”Freevillage, il sito autonomo di Mario Piccolino il più visitato del sud Pontino”. Lui denunciava per davvero fatti e misfatti di quei bastardi della Camorra. La sua zona è terra ad alta infiltrazione camorristica in cui l’organizzazione criminale continua a fare affari d’oro. Un territorio definito da Carmine Schiavone “provincia di Casale” in cui fanno da padrone personaggi di spicco dei clan dell’agro-aversano. Gli stessi che qualche anno fa gli mandarono alcuni avvertimenti per farlo tacere: nel 2009 venne picchiato alla testa con un cric. Nel 2012, davanti casa, gli rovesciarono teste e viscere di pesce, intimidazione di chiaro stampo camorristico. Per l’attentato del 2009 finì sotto inchiesta Angelo Bardellino che, guarda caso, era legato a una famosa famiglia camorristica.

Nonostante tutto nessuno pare si sia preoccupato di salvaguardare la vita del blogger così da accompagnarlo verso una morte annunciata. Ieri qualcuno gli è entrato nello studio legale e gli ha piantato in faccia un colpo di pistola. Probabilmente un bastardo mandato da qualche clan per zittirlo definitivamente. Un killer assoldato per entrargli in ufficio in pieno centro per dimostrare al mondo quando sono forti e prepotenti loro. I bastardi.

Piccolino raccontava storie politiche cittadini e provinciali. Negli ultimi tempi era molto concentrato nella ricostruzione di fatti che riguardavano le aperture delle sale da gioco in via Vitruvio. Negli anni l’avvocato ha più volte denunciato la forte presenza di due famiglie legate al clan dei Casalesi. A questo ha affiancato una precisa ricostruzione dei fatti sull’iter di assegnazione del patrimonio confiscato proprio all’avvocato della camorra, Cipriano Chianese. Un personaggio che a Formia aveva un potente controllo economico

“Il fatto è che lo Stato, pur consapevole che una precisa norma del vigente Codice Penale punisce il gioco d’azzardo e che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, nessuna esitazione ha avuto ad autorizzarlo cedendo alle pressioni dei soliti lestofanti…e bene guardandosi dal non concedere più di tanto, oltre un Regolamento orario e spaziale, agli Enti periferici”. Questo scriveva in merito all’apertura della sala giochi di via Vitruvio che, stando al regolamento comunale, non avrebbe potuto aprire. Dopo qualche giorno Piccolino scrisse:“Mi viene comunicato che la sala gioco in argomento è stata appena chiusa dalla Comandante della Polizia Urbana essendo state riscontrate irregolarità nella inoltrata SCIA (segnalazione certificata inizio attività)”.

Vuoi vedere che qualche clan si è era stufato dell’atteggiamento di Piccolino e lo ha fatto fuori? Chissà. Intanto il sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo, esclude che:”Mario Piccolino possa essere stato ucciso per un tentativo di rapina. Era una persona che non navigava nell’oro, pur avendo avuto una fulgida carriera”. 

E non ci vuole molto per capire che in genere non si muore per un colpo di pistola in faccia. È bene ricordare che da quelle parti i clan, per la vicinanza con la Campania, hanno iniziato a mettere, da anni, radici in terra pontina con i soggiorni obbligati. Ora a ‘governare’ il territorio sono proprio loro che, secondo un rapporto della Divisione investigativa antimafia, si sono ben radicati  e strutturati e fanno affari con politici e professionisti. Sono interessati all’edilizia, al turismo, alle rivendite di auto e al riciclaggio del denaro. 

Tanto per fare nomi e cognomi da quelle parti vive Frank Coppola che vanta di essere il braccio destro di Lucky Luciano. Poi ci sono i Gangemi e Nino Montenero. C’è persino una organizzazione legata ai Casalesi che avrebbe tentato il controllo militare del litorale romano costituita, tra gli altri, da Maria Rosaria Schiavone, nipote di ‘Sandokan’. A seguire c’è la famiglia dei Zaza di Napoli, dei Baldascini e delle famiglie nomadi dei Ciarelli e dei Di Silvio. A Formia ci sono i Bordellino, i Dell’Aquila, i Mallardo e i Del Vecchio. Proprio nel sud pontino sono presenti i mondragonesi La Torre, gli Alfieri e i Nuvoletta.

È questo giusto per capire dove operava Piccolino. È questo giusto per sapere che, spesso, i veri fatti non li racconta nessuno perché è molto semplice morire.

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