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Una sentenza, quella della Corte di Strasburgo, che arriva come un pugno dritto in faccia ai poteri repressivi, prima, ai difensori senza se e senza ma di quei “colpevoli non puniti per mancanza di leggi adeguate”, poi. Antonio Del Furbo

Ora si tratterebbe di capire se i fascio-borghesi alla Maurizio Gasparri o i più tremendamente ‘pericolosi’ integralisti del pensiero catto-fascio-borghese-finto-liberale alla Carlo Giovanardi, riescano a interrogare la loro coscienza e a pentirsi almeno per una volta. 

I capi della polizia, a cui sono state negate le misure alternative a seguito della condanna per i fatti della Diaz – tuonava esattamente due anni fa Giovanardi – , non meritano le parole umilianti del Tribunale di sorveglianza, che ha del tutto ignorato decenni di esemplare servizio contro la criminalità e a difesa delle istituzioni democratiche”.

Ancor più vergognose le parole dell’attuale (pensate un po’) vicepresidente del Senato Gasparri che nel 2010 dichiarò:“Bisognerebbe dargli una medaglia, premiarlo altro che dimissioni, per quanto accaduto a Genova. De Gennaro e la sua squadra sono riusciti a contenere i danni di una teppa violenta: bisognerebbe premiarlo e dargli una medaglia perché quelli che hanno messo a soqquadro Genova erano bande di criminali“.

La medaglia (e che medaglia) a distanza di quattordici anni da quei tragici fatti di Genova ce l’ha data, a tutti, la Corte di Strasburgo. La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia due volte: una per i pestaggi alla Diaz e l’altra per la mancanza di una legge in grado di punire il reato di tortura. La solita italietta di finte guardie e ladri che fino a ieri mandava in galera blogger e giornalisti per reati d’opinione ma stendeva il tappeto rosso a stupratori e delinquenti. E in tutti questi anni nessun politico, nessun giudice, nessun ‘giornalista’ e nessun ‘scaldatore’ di poltrone televisive si è accorto di questa grave mancanza tutta italiana. I soliti noti dell’informazione, abili nella circonvenzione d’incapace, hanno raccontato e raccontano che l’emergenza è il pensiero individuale che merita (questo sì) il carcere di Abu Ghraib

E, per fortuna, quel pensiero un po’ individualista esiste ancora e grazie ad Arnaldo Cestaro, che all’epoca subì il pestaggio da parte della polizia alla Diaz, la Corte dei diritti umani ha reso giustizia a tutti quei manifestanti del G8 di Genova. L’allora 61enne Cestaro nel ricorso affermò di essere stato picchiato brutalmente al punto di essere trasportato d’urgenza in ospedale per essere operato. I giudici della Corte europea hanno riconosciuto “l’assenza di ogni nesso di causalità tra la condotta dell’uomo e l’utilizzo della forza” e che la non punibilità degli agenti non è avvenuta:”per la difficoltà oggettiva della procura a procedere a identificazioni certe, ma al tempo stesso dalla mancanza di cooperazione da parte della polizia”. Insomma l’Europa ci ricorda che:Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Quella notte, nella sede del Genoa social forum posta all’interno dei due edifici del complesso scolastico Armando Diaz, furono fatte eseguire:”posizioni umilianti”, negata la possibilità “di contattare avvocati” ed effettuare “cure adeguate in tempo utile”. 

IL VIDEO DELL’ASSALTO ALLA DIAZ

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Una sede, quella allestita dal social forum per le attività di avvocati, operatori sanitari e mezzi d’informazione indipendenti, trasformata in mattatoio da agenti di polizia. Alla Diaz-Pertini c’erano manifestanti arrivati a Genova per manifestare nella tre giorni del G8 contro le politiche mondiali dei grandi della terra. La sera del 21 luglio, a G8 finito, la polizia fece un blitz nella scuola, priva del mandato di un magistrato. Circa 300 poliziotti circondarono la scuola e, in tenuta antisommossa, forzarono il portone e fecero irruzione. Si scagliarono contro le prime persone che si trovarono davanti: un gruppo di dieci spagnoli in ginocchio con le mani alzate. Le altre 12 persone presenti nella palestra furono picchiate tra cui quelli che dormivano nei sacchi a pelo. Al primo piano ad una quarantina fu ordinato di alzare le mani e mettersi a terra per poi essere manganellati senza motivo. Al secondo piano c’erano un’altra ventina di persone malmenate da poliziotti in borghese. Al terzo piano, per fortuna, non trovarono nessuno ma i poliziotti spaccarono ugualmente le classi. Altre 10 persone furono pestate al quarto piano. Ventotto persone furono trasportate e ricoverate negli ospedali della città. Molti dei manifestanti furono portati nella caserma di Bolzaneto con 65 arrestati. Amnesty International, riferì che ci furono gravi violazioni dei diritti umani. Alla fine si contarono 60 feriti, cinque in pericolo di vita e molti altri con fratture multiple.

Il processo della giustizia italiana contro i dirigenti e gli agenti protagonisti di quella irruzione è finito nel 2012 con 25 condanne. La polizia costruì prove false per incastrare i manifestanti come quella delle due bottiglie molotov che sono state portate nella scuola dagli stessi poliziotti e successivamente esibite alla stampa tra gli oggetti sequestrati alla Diaz.

E tutto questo mi ricorda i processi sommari a mezzo mediatico. Chissà perché.

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