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A volte i fatti paiono accadere non per caso. A volte i fatti sembrano accadere per mano di alcune mani. Comprese quelle della provvidenza. Antonio Del Furbo 

E la questione si fa interessante non solo quando si parla di politica ma anche e soprattutto quando si parla di soldi e di banche in particolare. 

L’estasi, poi, sale alle stelle se in tutto il caos di commissariamenti, inchieste e soldi ci si mette su una spruzzatina ‘cattiva gestione’ di dirigenti e direttori in ombra di intrallazzi. A quel punto il titolone per il giornalone giustizialista è fatto e la monnezza pronta per essere spalata sulla faccia del pubblico e del lettore ignorante (nel senso che ignora che possa esserci un’altra prospettiva nell’osservare i fatti).

Ve li ricordate i quattro ‘centri del potere’ economico del Centro Italia coinvolte in commissariamenti, ispezioni e inchieste? Erano loro: Banca Marche, dell’Etruria, Carife e Carichieti. Si è parlato, per tutte, di “una gestione quanto meno allegra e disinvolta del credito”. Ovvero di:”prestiti a piene mani spesso decisi dai vecchi manager in assoluta solitudine e dati a clienti non meritevoli o peggio ad amici degli amici.” 

Una gestione, insomma, che avrebbe portato le banche a un buco di bilancio, quindi a un commissariamento. Stesse motivazioni, stesse soluzioni.

Ma i parametri erano solo in negativo?

All’indomani del commissariamento della Carichieti, ad esempio, nel bilancio di fine anno 2009 i parametri gestionali erano nella norma e, nello specifico, in utile. Una banca a cui sono state contestate ‘oscure’ manovre sulla vicenda Merker ma in cui svolse compiti contabili e informativi. Un’operazione, tra l’altro, aperta e a cui parteciparono numerosi istituti di credito.

Perché Banca d’Italia interviene con un commissariamento in maniera così veloce e svendendo, di fatto, la banca? E perché, sempre Banca d’Italia, interviene con gli stessi metodi anche sulle altre banche?

Le domande, probabilmente, qualcuno già se le è poste e già l’ex presidente Mario Falconio presentò un ricorso straordinario al presidente della Repubblica in cui si avvalorava :”il sospetto, ormai diffuso nell’opinione pubblica e che ci si augura infondato, che la Carichieti sia stata commissariata nella logica ‘dell’assorbimento’ delle banche medio/piccole in gruppi bancari rispondenti a finalità di concentrazione, e non invece al fine, dichiarato, del ripristino di una gestione regolare.”

Se si pensa che proprio a causa del commissariamento, la stessa Carichieti non poté partecipare a un programma di rifinanziamento della Bce che avrebbe permesso di ottenere fondi consistenti a crediti a favore di piccole e medie imprese, qualche dubbio ulteriore sulla metodologia Banca d’Italia si aggiunge.

Tant’è che a febbraio 2014 il Movimento 5 Stelle Abruzzo presentò un’interpellanza al governatore della Regione, Luciano D’Alfonso, per vederci chiaro sui commissariamenti di altre banche come Tercas e Caripe, oltre che di Carichieti. 

“Le motivazioni del commissariamento dell’istituto sembrerebbero non idonee a giustificare tale provvedimento, che risulta abnorme e non proporzionale rispetto alle criticità contestate alla società bancaria” scrivevano i grillini. Un sospetto, quindi, che:”Carichieti sia stata commissariata in base ad una logica di razionalizzazione del sistema creditizio da realizzare previo assorbimento delle banche medio/piccole in gruppi bancari di grandi dimensioni”. 

Un commissariamento fatto, pare di capire, non per l’avvio di un risanamento ma per ‘ucciderla’ a solo vantaggio di realtà economiche nazionali. 

Altrimenti perché svendere un così ingente patrimonio? Se ne sarà accorto anche il governo che qualcosa non tornava? Chissà.

Oggi, guarda caso, è arrivata la notizia che le 4 banche commissariate (Carichieti, Cariferrara, Banca Marche e Banca Etruria) avranno l’opportunità di continuare a operare grazie all’apporto di 3,6 miliardi di euro, tutte sulle spalle del sistema bancario.

Via i crediti ‘sofferenti’ e via verso la cessione. Obiettivo: massimizzazione del prezzo di vendita.

Altra domanda: perché il governo ha dato il via libera a questa operazione? Se tutto passa nelle mani dei grandi istituti finanziari, cosa rimarrà della piccola e media impresa locale?

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