ArcelorMittal-Ilva: la rescissione era prevista nel contratto rimodulato con l'attuale
Spread the love

La svolta nella vicenda della ex Ilva è arrivata nel pomeriggio. ArcelorMittal ha notificato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo che riguarda proprio Ilva Spa e alcune sue controllate.

Si tratta di un passo indietro dall’intesa che proprio in questi giorni festeggia un solo anno di vita. ArcelorMittal è il gruppo anglo-indiano che ha affittato per poi acquisire le acciaierie di Taranto, Novi Ligure e Cornigliano,

I contenuti dell’accordo: Azienda vs governo

“Secondo i contenuti dell’accordo” del 31 ottobre 2018 ArcelorMittal “ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività di Ilva e dei dipendenti entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione”. Una posizione, questa, contestata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, secondo il quale “non c’è nessun motivo che giustifichi il recesso. La norma sullo scudo penale non era nel contratto e non può essere invocata”. L’azienda, dal canto suo, ha fornito all’agenzia Ansa il contratto “di affitto e comodato” tra Arcelor Mittal e gli ex commissari Ilva dove si prevede una clausola di recesso per “l’affittuario” degli stabilimenti. Nel testo, il diritto è assicurato nel caso in cui un provvedimento legislativo annulli integralmente o in parte il Dpcm del 29 settembre 2017 in modo da “rendere impossibile l’esercizio dello stabilimento di Taranto” o “irrealizzabile” il piano industriale.

Vertice a Palazzo Chigi 

Il governo ha convocato un vertice straordinario a Palazzo Chigi con Patuanelli, Provenzano, Speranza, Catalfo, Costa, Gualtieri e lo stesso premier Conte. Sono stati invitati anche i vertici dell’acciaieria, fissando un incontro domani pomeriggio. “Il governo non consentirà la chiusura dell’Ilva” fanno sapere fonti dello Sviluppo economico presenti all’incontro. “Non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto. Convocheremo immediatamente Mittal”, affermano gli uomini vicini al ministro Patuanelli.

La posizione di ArcelorMittal

Nella missiva della multinazionale si sottolinea come il contratto preveda che, “nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la società ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto”. Con effetto dal 3 novembre 2019 – aggiunge Arcelor “il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla Società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando così la comunicazione di recesso”.

L’amministratrice ai dipendenti: “Gestione impossibile”

La nuova amministratrice delegata di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, in una lettera ai dipendenti ha spiegato: “Non è possibile gestire lo stabilimento senza queste protezioni” legali “necessarie all’esecuzione del piano ambientale”, “definitivamente rimosse ieri con la mancata conversione in legge del relativo decreto”. Per la manager, “non è possibile esporre dipendenti e collaboratori a potenziali azioni penali”. Ora “sarà necessario attuare un piano di ordinata sospensione di tutte le attività produttive a cominciare dall’area a caldo dello stabilimento di Taranto, che è la più esposta ai rischi derivanti dall’assenza di protezioni legali”. Morselli dice infatti ai lavoratori che “è fondamentale che questo piano sia eseguito in modo sicuro e strutturato così che gli impianti non siano danneggiati e possano tornare a essere operativi in tempi rapidi”. Ciò significherebbe che se il governo facesse retromarcia, l’Ilva si potrebbe riaccendere.

Il tribunale

I provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2″. Uno stop che “renderebbe impossibile attuare il suo piano industriale e, in generale, eseguire il contratto”.

Gli investimenti 

ArcelorMittal si era impegnata a realizzare investimenti ambientali per 1,1 miliardi, produttivi per 1,2 miliardi e a pagare la ex Ilva, una volta terminato il periodo di affitto (18 mesi a partire dal primo novembre 2018), 1,8 miliardi di euro (detratti i canoni già versati). La ex Ilva occupa 10.700 operai, di cui 8.200 a Taranto.

Proprio qualche giorno fa il ministro dello Sviluppo Economico, Patuanelli, aveva incontrato l’azienda, spiegando che un nuovo vertice con azienda e sindacati si sarebbe dovuto svolgere a metà novembre. A Taranto attualmente sono in cassa integrazione ordinaria per 13 settimane 1276 lavoratori. In attesa di completare gli interventi di risanamento ambientale prescritti dall’Aia, ArcelorMittal è stata autorizzata a produrre nella fabbrica pugliese 6 milioni di tonnellate di acciaio, ma la stima per quest’anno è di 4,5 milioni.  

Di admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia