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Everybody’s got something to hide

I trailer dei film, così come li conosciamo oggi, esistono più o meno dagli anni Sessanta. Prima di allora un trailer  informava semplicemente il pubblico del prossimo film, nient’altro. A confezionare i trailer che dovevano promuovere un film  erano gli stessi tecnici del montaggio, che non disponevano di budget appositi nè attribuivano al “prossimamente sugli schermi”  particolare importanza. Oggi, invece, i trailer posso segnare il destino di un film, la loro fattura diventa sempre più  elaborata e possono costare fino a 300.000 dollari. Ormai sono sempre più diffusi i trailer che forniscono allo spettatore  una buona dose di informazione e possono creare nel pubblico una grande attesa. Quando il trailer di Il Signore degli Anelli:  La Compagnia dell’Anello venne messo su internet il 7 aprile 2001, ci furono 1.600.000 download soltanto nelle prime  ventiquattr’ore. Il trailer del secondo film della serie, Il Signore degli Anelli: Le Due Torri, posto in coda alla prima  parte, convinse molti appassionati del genere a rivedere il film unicamente per godersi di nuovo il trailer, e questo  nonostante la pellicola fosse nelle sale da parecchi mesi e durasse quasi tre ore.

 

“La mattina appena apro gli occhi calcolo tutte le variabili di caos che possono verificarsi durante un giornata di lavoro, perchè preferisco giocare in attacco piuttosto che stare in difesa. Tuttavia è in questa posizione che mi trovo ora, perchè di tutte le infinite variabili che avevo considerato stamattina l’unica che non mi ha sfiorato la mente è che ora saresti stata qui di fronte a me.” 

 

Adesso in salotto, seduti, o meglio questa sera, ore 21.10, canale Sky uno.

Samantha Hunter (Melissa George) agente operativo, settore spionaggio e intelligence, il migliore disponibile, diventa un bersaglio mobile al termine di una missione a Tangeri.

“Al Caffè Khalil alle quattro in punto, non fare tardi.” 

In attesa del suo partner e collaboratore Aidan Marsh (Adam Rayner) entra nel mirino di killer professionisti (possibile mandante: una talpa nella squadra d’azione). 

Missione: eliminare!

Sam elabora di getto la sua difesa (improvvisato lanciafiamme e pallottole) e di seguito, colpita, alza i tacchi; la vita del suo bambino è compromessa  (la trama d’altronde non era dalla sua parte).

Alta tensione (come vuole il genere) che però si spezza durante il ritiro in Scozia, nella casa dove è cresciuta. 

Qui Frank Spotnitz è metodico, come del resto in tutti i sessanta minuti della puntata, e lancia lo spettatore nell’introspezione del personaggio principale: isolamento, confenzione di flashback relativamente violenti, inizialmente parziali, che si completano in sequenza; allenamento assiduo, sistematico, studio analitico dei componenti del team, e un rifornimento di “pork & ham” in dispensa, pasto veloce prima di riposarsi accanto la finestra.

Dopo non aver lasciato traccia per più di un anno, torna a Byzantium; una “Beatrix Kiddo” versione agente che ricompone i tasselli dall’interno.

Assassini, inganni, infiltrati, intrighi e una giusta dose di rosso: Hunted, in onda dal 15 Gennaio.

Giochi di fuoco nei momenti precedenti l’azione, la Mdp esamina i personaggi (giusto utilizzo di vetri e specchi), caratterizzazione di ambienti e movimenti calibrati e d’effetto (color correction da manuale) pur rimanendo nella dimensione standard della spy serie, e una seconda scelta di primo livello: Melissa George.

“Niente microfoni o finisci nel Tamigi”.

 

A stasera.

 

Michele Bellafronte


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