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Roberto Politi, presidente del Tar di Brescia, ha detto la sua sulle politiche migratorie ma è stato ripreso dai colleghi avvocati. Un “esecutivo finalmente non più pavido” in un Italia in cui spesso un serio dibattito sui migranti è stato osteggiato da una “penosa litania dei diritti fondamentali”.




Riflessioni che Politi ha espresso durante la presentazione della relazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale amministrativo. Al centro della sua analisi la massa di cause pendenti dei richiedenti asilo che fanno ricorso contro le decisioni delle Commissioni territoriali per il diritto di asilo. Il presidente del Tar, riporta il Corriere, ha sostanzialmente plaudito alle nuova linea sui migranti e ha auspicato una stagione di riforme in favore dei “cittadini italiani, nati in Italia da cittadini a loro volta italiani”. Politi ha stigmatizzato le “penose litanie” sui diritti che favoriscono una “classe super protetta a tutela di posizioni contraddistinte dal vizio originario della clandestinità”.

Appare quantomeno singolare che tutta l’attenzione si sia rivolta sul caso Politi quando e non su altri casi come, ad esempio, quello dell’ex procuratore capo di Torino, Armando Spataro, che non ha mai mancato di mettere bocca sull’immigrazione.

Nessuno ha sollevato dubbi di opportunità (e, perché no, di leggittimità) sul recente Congresso Nazionale di Magistratura democratica, svoltosi a Roma tra il 1 e il 3 marzo 2019, con il titolo Il giudice nell’Europa dei populismi.” In quei giorni si è parlato di politiche sull’immigrazione e, giusto per essere precisi,  del rapporto tra “stato di diritto” e “pulsioni demagogiche”.

E, come se non bastasse, una delegazione di Magistratura democratica è andata in visita alla comunità indiana dell’Agro Pontino, al Tempio Sikh di Borgo Hermada (provincia di Latina). “Non esistono italiani, indiani, rumeni, esistono i lavoratori e tutti i lavoratori vanno tutelati” ha spiegato Carlo Sorgi di Magistratura Democratica.

E questa non è politica?

Di admin

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