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Quinto scrutinio ancora con fumata nera. Pd e Pdl senza vergogna e spunta l’ipotesi “Napolitano Bis”.

«Li stiamo mandando a casa, questione di tempo» commenta Grillo dal suo blog. Gli fanno eco i parlamentari abruzzesi Vacca e Colletti che:«celebrano la morte politica del Pd con un minuto di silenzio». Il cuore non tanto pulsante del Pd abruzzese intanto si sfoga su facebook con un “Camillo D’Alessandro da Arielli” tagliente come una lama ben affilata:«Dopo quanto accaduto io non credo che il PD abbia il diritto di esprimere un’altra candidatura. Il partito che ha bruciato prima Marini (che ho votato) e poi Prodi (che ho votato) non ha più alcun diritto. Ora il PD faccia l’unica cosa possibile, chieda scusa al Paese. Il partito delle faide, degli ex ,dai veti incrociati fatto da vecchi e da giovani vecchi. La portavoce del segretario che lo smentisce, Orfini che dichiara, l’altro che lo smentisce, Civati che pontifica, ma che gente è questa. Ho visto cose incredibili, gente che applaude la mattina e tradisce il pomeriggio. Questa classe dirigente non merita la passione ed il dolore di chi li ha mandati ad essere classe dirigente del partito e del paese». La bontà delle dichiarazioni di D’Alessandro, c’è da dirlo, trasudano di umanità e di lacrime. Il “Sempretriste” Giovanni Legnini analizza la situazione in pieno stile anglosassone con schizzi di abruzzesità:«Ho votato Franco Marini per la sua coerenza, rigore e capacità di rappresentare l’unità nazionale (e, per inciso, perchè sarebbe stato un notevole sostegno per l’Abruzzo in un momento di enorme difficoltà, oltre chè per i rapporti personali); ho votato Romano Prodi, proposto all’unanimità dal pd, perchè non si ammazza il padre e perchè l’Italia sarebbe stata più forte in Europa e nel mondo; voterei a questo punto, rispondendo alla mia coscienza e al mio spirito di ‘parte’, per Rodotà (che, lo ricordo, non è un puro della società civile ma una persona di 80 anni che, come molti altri della sua generazione, ha ricevuto tanti incarichi facendo per 15 anni il deputato del pci, molti anni il presidente dell’authority della privacy, il presidente del pds con occhetto etc etc) ma lo voterei solo se lo proponesse il mio partito e capisco perchè fino ad oggi non lo ha proposto (quirinarie, comizi di grillo, candidatura urlata e non condivisa con metodo democratico e dialogante, rifiuto persino di sedersi per parlarne e non sto esagerando). A questo punto vedo due sole possibilità: superare, con comportamenti univoci bilaterali, le serie obiezioni sul ‘metodo’ Rodotà e votarlo tutti noi o a larga maggioranza, altrimenti faremmo un altro danno perchè non passerebbe (molti del pd non lo vogliono in alcun modo votare); rieleggere Napolitano, una soluzione che non mi entusiasma (e non entusiasma neanche Napolitano) ma che potrebbe aiutarci a salvare il paese. Prima l’Italia e poi il pd, ci ha detto Bersani per un anno e mezzo. Adesso l’Italia, poi ci occuperemo di ciò che rimane del pd. Io rimango a questo convincimento e ringrazio bersani, che sta ingiustamente pagando per tutti, anche per i franchi tiratori». Tra le risposte e i commenti sul profilo dell’Onorevole una molto intelligente:«Caro Giovanni, te lo dico con tutta la stima ed il rispetto che meriti: dovete tutti tornare sulla terra da un pianeta che non esiste, dovete tornare a parlare la lingua che parla i due terzi di questo popolo, offeso, umiliato ridotto ad un simulacro di cittadini da gente che non è degna di varcare le porte del Parlamento. Nessuno si tiri fuori, per favore: siete tutti responsabili di aver distrutto non solo un partito ma forse un intero Paese con giochini e guerre fra bande inimmaginabili solo qualche anno fa. Il PD è un partito mai nato: ripartiamo dall’abc, ricordandoci gli esempi e le lezioni che ci vengono da persone come Enrico Berlinguer e cominciando con il dare il voto all’unica persona degna di salire sul Colle: Stefano Rodota’». Sulla stessa linea dei colleghi, il segretario regionale del Pd Paolucci scrive:«Quando la prospettiva individuale sovrasta un progetto politico già povero di tratto indentitario e profilo culturale definito, vengono meno i tratti di solidarietà, dello stare insieme e accade che, nell’implosione che umilia una comunità di milioni di donne e uomini, vengono meno quelle stesse prospettive. Questo accadrà nelle prossime ore. Intanto, nel ricostruire, nel continuare a dare, ognuno di noi, il contributo di passione che vorrà; ricordiamoci di questa lezione. La prospettiva individuale non viene prima il progetto. Ad ogni livello». Intanto il Pd parrebbe proprio di non aver capito cosa stia succedendo al suo interno, fuori dal Parlamento e nel paese. Bersani, Monti e Berlusconi al Quirinale per sondare la disponibilità del capo dello Stato che potrebbe essere eletto per un bis a termine già oggi pomeriggio nel sesto scrutinio. La Stefy Pezzopane affida a twitter il suo pensiero sugli ultimi attacchi sulla sua scelta politica di votare Rodotà:«Leggo con gioia su @Il_Centro che #razzi #pdl mi attacca per voto #Rodotà e non Marini,anche pelino(vestiti non pagati)mi critica». È guerra insomma nel Pd. Un partito nel pallone. Intanto anche i presidenti di Regione, tranne Vendola, stanno andando da Napolitano. D’Alema ancora una volta distrugge il Pd.

RISULTATI QUINTO SCRUTINIO


         Stefano Rodotà          210

               Napolitano            20

   Rosario Monteleone            15

           Emma Bonino             9

           Claudio Zinna             4

Anna Maria Cancellieri             3

           Franco Marini             2

      Massimo D’Alema             2

            Pietro Grasso            1

                  Giugiaro            1


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