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La domanda, a tratti inquietante, che mi pongo è: ma chi è che nell’anno del Signore 2015 d.C. acquista ancora videocassette? Ma, soprattutto, perché? Antonio Del Furbo 

E comunque da oggi in poi sono certo di non avere più dubbi su dove andarmi a prendere un caffè piuttosto che una bevanda bella fresca nei giorni afosi di luglio: alla Camera dei Deputati. Oltre ai ‘piacevoli’ incontri con gli amici del popolo, sono certo di poter gustare ottime bevande accuratamente conservati nei 200 frigo bar che la presidentessa Laura Boldrini ha fatto acquistare per quei poveri onorevoli che, forse, non hanno la forza di scendere al bar a fare due passi. Quel sudore risparmiato, però, ci è costato ben 43.200euro. Tenendo presente che il numero dei deputati è di 630 risulta che ogni tre deputati hanno a disposizione meno di un mini-bar. Ed è questa la ‘vera vergogna’.

Miss presidentissima, però, non si è certo fermata qua e ha dato il via libera per l’acquisto di uno ‘scanner planetario’ della modica cifra di 68.500 euro e che servirà per la digitalizzazione di atti e documenti dell’archivio storico della Camera dei deputati. Tutto qui? Manco per niente. Nell’era digitale sono stati spesi 6380 euro per l’acquisto di videocassette. Qualcuno direbbe:”la Camera vuol portare avanti un preciso indirizzo politico e cioè quello di rivalutare il sistema analogico”. Bene. D’accordo. E perché allora spende 98.800 euro per far twittare notizie al colosso dei social Hagakure? Chissà.

Finito qui? No. È esistito un problema serio alla Camera, quello del non saper dove attaccare gli abiti. Quei poveri onorevoli da oggi, finalmente, potranno appendere i loro preziosissimi abiti agli ai fantastici appendiabiti della Camera, costati solo 11mila euro.

Infine un po’ di spesucce qua e là per rendere gli ambienti istituzionali più confortevoli. Qualche lampada da tavolo per un totale di 13mila euro, qualche altra a sospensione per 19.320 euro e qualche altra a parete a soli 4.750 euro.

Le risposte alle nostre domande, se esistono, forse sono racchiuse nell’opera letteraria giapponese Hagakure. Il titolo letteralmente significa:“nascosto dalle foglie” oppure “all’ombra delle foglie”. O, ancora, all’ombra della presidentessa.

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