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Si chiama Antonio Iovine ed è un criminale italiano. Punto. Potrebbe bastare questo per dire chi è il delinquente Antonio Iovine. Potrebbe bastare ma non basta. A 4 anni dall’arresto il delinquente Iovine decide di collaborare con i magistrati e non se ne capisce il motivo. Leggendo il verbale  della sua deposizione non sembra che il delinquente Iovine abbia fatto chissà quali rivelazioni. Il delinquente Iovine appare sorridente. Così come appaiono sorridenti gli uomini che lo arrestarono. Ha vinto la Camorra o ha vinto la mafia? Lo Stato non di certo.

Il delinquente Iovine sa, evidentemente, come funziona la macchina mediatica. Lo sa benissimo perché le sue dichiarazioni appaiono più che squarci di verità slogan quasi da campagna elettorale. “Invito tutti quelli che mi sono stati vicini e hanno commesso questi reati assieme a me a parlare con i magistrati” ha detto l’ex capo del clan dei Casalesi.

Il delinquente Iovine, soprannominato O’ ninno (il bambino) perché arrestato in giovanissima età e a soli 27 anni, ne ha dette di tutti i colori pur di essere credibile rispetto al suo pentimento. “Ho deciso di collaborare per spingere anche gli altri a farlo” ha detto il delinquente-pseudo pentito. Quindi l’invito agli altri bossa seguire il suo esempio.”Il clan dei Casalesi non esiste più, già prima della mia cattura avevo capito che era tutto finito”. Quindi l’apoteosi del ridicolo:”Riflettevo sulla necessità di appartenere o meno a un clan che magari non esiste più e sul fatto che sarebbe bene che tutti quelli che mi conoscono, e sanno che sono una persona razionale, seguissero l’esempio che sto dando”. Iovine invita “tutti quanti a fare chiarezza e ad aiutare la magistratura” e, quindi, a “cambiare la mentalità che c’è nelle nostre zone”.

NON TUTTI SANNO CHI E’ ANTONIO IOVINE

I Tromboni della politica e della magistratura, chiamati in gergo giornalisti, sparano notizie ad altezza uomo anche se spesso notizie non sono. Il delinquente Antonio Iovine insieme a Michele Zagaria e Francesco Schiavone ha governato per trent’anni il Clan dei Casalesi, uno delle più sanguinarie organizzazioni criminali della storia d’Italia. Il delinquente Iovine è nato a pane e camorra. Il delinquente Iovine viene condannato nel maxiprocesso Spartacus alla pena dell’ergastolo per aver fatto affari nel campo della droga, del racket e nel cemento. Nel 1996 sparisce e viene inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. Catturato il 17 novembre 2010 nel covo di Casal di Principe, decide di collaborare solo 4 anni dopo nel maggio 2014.

IL CLAN DEI CASALESI

Per capire di quali nefandezze delinquenti del calibro di Antonio Iovine sono stati capaci basta sapere cosa ha combinato il Clan in tutti questi anni. 

Queste alcune della facce del Clan. Quanti hanno visto i loro visi in questi giorni? Il Clan dei Casalesi, mix perfetto di criminali della Camorra e di Cosa Nostra, hanno queste facce e non quella sorridente del delinquente Antonio Iovine. La cosca opera tuttora, oltre che al Sud, anche in Lazio, Lombardia e in alcuni stati europei tra cui Spagna e Scozia. Proprio in Spagna sono molto impegnati in investimenti su immobili, aziende agricole, alberghi, ville, negozi di lusso e traffico di droga. Sono inoltre da anni presenti nel traffico e nello smaltimento internazionale dei rifiuti tossici e nocivi delle industrie italiane e straniere.

Antonio Bardellino fu colui che diede vita all’organizzazione nei primi anni ’70 con un’attività di import-export di cocaina, eroina tra l’America Latina e la famiglia Gambino di New York. “All‘estero conducono già dagli anni ’90 attività illecite” ha più volte ribadito Roberto Saviano. “Le nazioni sono la Polonia, l’Ungheria, la Bulgaria, la Germania, il Regno Unito, la RomaniaSanto DomingoVenezuela e Kenya”.  

New York sono implicati in attività illecite correlate alla ricostruzione del World Trade Center di New York dopo il 2001, in Svizzera ove riciclano capitale e nell’acquisto di banche, così come in ScoziaCina e a Francoforte; puntano in borsa in PortogalloBrasileFrancia,Ungheria.

IL VERBALE DELLA COLLABORAZIONE

“Intendo rispondere e collaborare con la giustizia” si legge nel verbale dell’interrogatorio del 13 maggio 2014 a l’Aquila tra il Pm e Iovine. “Intendo collaborare con la giustizia per cambiare vita e chiudere una pagina. Ho 50 anni e quindi credo sia giunto il momento di avere una vita più giusta della precedente” ha aggiunto il delinquente Iovine.

Ha raccontato parte della sua vita Iovine. Ha detto delle sue collaborazioni e ha parlato di molti dei suoi finiti alle sbarre. E quindi? E se tra qualche giorno,mese o anno arrivasse a dire come il sanguinario Carmine Schiavone:”Se potessi tornare indietro non mi pentirei. Sono pentito di essermi pentito e non lo farei più perché le istituzioni ci hanno abbandonato. Quando non sono riusciti ad ammazzarmi materialmente,hanno cercato di distruggermi economicamente, moralmente“?

Sottolinea il sito notte criminale:”abbiamo riscontrato più volte,  il ruolo del pentito, o per meglio dire del “collaboratore di giustizia”, sia usato più come arma difensiva dell’imputato che non una vera e convinta rivisitazione della storia criminale dello stesso. Attenzione quindi a valutare ogni parola e ogni significato che Iovine stesso vuole dare a questo “pentimento”. La strategia, per chi ormai ha un destino segnato, è fondamentale”.

Ha detto Saviano:”Cosa ci guadagna allora Iovine dalla scelta di collaborare? Il super boss è giovane, non ha ancora 50 anni ed ha dei figli perfettamente inseriti nella vita della borghesia romana e campana”. ‘O Ninno pare abbia capito che probabilmente per lui non c’era altra strada che pentirsi. 

E se si fosse pentito perché nella famosa intercettazione del panettone venne segnata la sua decadenza per lasciare il posto a qualche altro capo dei Casalesi? E lo Stato ha bisogno del delinquente Iovine per far luce sul passato della famiglia più potente di Cosa Nostra? Non so se bisogna ridere o piangere.

Antonio Del Furbo

 

LA DEPOSIZIONE 

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