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L’assemblea capitolina, a quanto pare un po’ più confusa del solito, ne ha combinata un’altra delle sue. Nei giorni scorsi, infatti, ha da prima dato il via libera all’intitolazione di una strada per Giorgio Almirante, ma, qualche ora dopo, la sindaca, che ha dichiarato di non saperne nulla, ha annunciato una mozione che impedisse l’intitolazione di strade ad esponenti del fascismo o persone con idee antisemite o razziali.

Antonio Del Furbo

“Nessuna strada a Roma sarà dedicata a Giorgio Almirante”: così Virginia Raggi dopo aver appurato l’intenzione della ua giunta.

La mozione per il riconoscimento della via all’esponente fascista era stata presentata da Fratelli d’Italia  ed era passata, nella serata di giovedì, in Assemblea capitolina con i ‘sì’ di Fratelli d’Italia, della lista “Con Giorgia” e con quelli del M5s. “Roma avrà via Giorgio : grazie ad una mozione di approvata oggi in Campidoglio, la Capitale renderà finalmente omaggio ad uno degli uomini più importanti nella storia della destra e della politica italiana. Un risultato storico di cui siamo fieri e orgogliosi” ha twittato la Meloni ieri alle 18.53.

Se da una parte Almirante è stato politico carismatico di quella destra sociale degli anni del dopoguerra, bisogna tener presente anche degli atti voluti e portanti avanti da un uomo che non ha rinnegato mai il ruolo di segretario di redazione del Manifesto per la Difesa della Razza.

“Il razzismo ha da essere cibo di tutti” scriveva Almirante nel 1942. Dunque di cosa c’è da essere orgogliosi?

Nel giugno del 1971, negli archivi del comune di Massa Marittima, fu rinvenuta la copia di un manifesto, a firma di Giorgio Almirante, che riportava quanto segue:

“PREFETTURA DI GROSSETO
UFFICIO DI P. S. IN PAGANICO

COMUNICATO

Si riproduce testo del manifesto lanciato agli sbandati a seguito del decreto del 10 aprile.

‘Alle ore 24 del 25 maggio scade il termine stabilito per la presentazione ai posti militari e di Polizia Italiani e Tedeschi, degli sbandati ed appartenenti a bande. Entro le ore 24 del 25 maggio gli sbandati che si presenteranno isolatamente consegnando le armi di cui sono eventualmente in possesso non saranno sottoposti a procedimenti penali e nessuna sanzione sarà presa a loro carico secondo quanto è previsto dal decreto del 18 Aprile. I gruppi di sbandati qualunque ne sia il numero dovranno inviare presso i comandi militari di Polizia Italiani e Tedeschi un proprio incaricato per prendere accordi per la presentazione dell’intero gruppo e per la consegna delle armi. Anche gli appartenenti a questi gruppi non saranno sottoposti ad alcun processo penale e sanzioni. Gli sbandati e gli appartenenti alle bande dovranno presentarsi a tutti i posti militari e di Polizia Italiani e Germanici entro le ore 24 del 25 maggio. Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena. Vi preghiamo curare immediatamente affinché testo venga affisso in tutti i Comuni vostra Provincia.’

p. il Ministro Mezzasoma – Capo Gabinetto
GIORGIO ALMIRANTE

Dalla Prefettura 17 maggio 1944 – XXII”.

Il documento fu pubblicato dall’Unità. Almirante rispose con molte querele ma alla fine il processo si concluse con il rigetto integrale delle pretese di Almirante poiché risultava che i giornalisti avevano “dimostrato la veridicità dei fatti”.

Come se non bastasse, Almirante nel 1947 fu condannato per collaborazionismo con le truppe naziste; il 5 maggio 1958 al termine di un comizio fu denunciato dalla Questura per “Vilipendio degli Organi Costituzionali dello Stato”; il 16 giugno del 1971 il Procuratore della Repubblica di Spoleto, chiese alla Camera dei Deputati l’autorizzazione a procedere contro Almirante per i reati di “Pubblica Istigazione ad Attentato contro la Costituzione” e “Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato”.

Strano che quello stesso Stato, oggi, voglia riabilitarlo.

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