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Chissà cosa ne penseranno i giudici e, soprattutto, uno in particolare: l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo.

Antonio Del Furbo

“Il Paese ha bisogno di fare tesoro sempre dei nostri principi costituzionali: il giudice è soggetto soltanto alla legge e deve applicare la legge. Guai se si affermasse un modello di giudice moralizzatore che persegue le finalità di moralizzare la società”.

Le parole sono nette, chiare. Parole pronuniciate dal vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, a margine del convegno organizzato a Pescara dalla componente area democratica dell’Anm dal titolo “Dialoghi sulle Procure, prospettive tra autonomia e regole”

Concetti che non so fino a che punto un Davigo possa accettare. E per capire con che tipo di toga abbiamo a che fare, riporto solo alcune delle dichiarazioni dell’ex pm di Mani pulite.

“Un capitolo drammatico è stata l’interlocuzione con la politica, per la loro totale inaffidabilità: sono arrivati a stracciare un accordo scritto senza rendersi conto che così stracciavano la loro credibilità. Discutere con interlocutori inaffidabili è difficile. Non sanno quello che fanno”.

“desidero vivere in un paese dove sia difficile delinquere e non essere una persona onesta”

“Centrodestra e centrosinistra si sono sempre dati da fare non per contrastare la corruzione ma per contrastare le indagini sulla corruzione. Con una fondamentale differenza: il centrodestra le ha fatte così grosse e così male che di solito non han funzionato. Invece il centrosinistra le ha fatte mirate e ci ha messo se non in ginocchio almeno genuflessi”. 

“L’errore giudiziario non esiste: sono i testimoni che, mentendo, traggono in inganno il giudice. Il giudice non sbaglia”

“Non esistono nemmeno le ingiuste detenzioni: la colpa è del nostro ordinamento che non consente l’utilizzabilità nel dibattimento delle dichiarazioni assunte nella fase delle indagini preliminari”

“Non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”.

Appena ho ascoltato le parole di Legnini il mio pensiero, chissà perché, è andato subito al concetto giustizialista che, da anni ormai, distrugge persone e abbatte governi. Direi, anche, che il sogno giustizialista ha più volte “sovvertito” la volontà popolare e, di questo, sono responsabili politici e magistrati.  

Ci sarà, forse, un legame tra i concetti espressi da Davigo, il giustizialismo e, come sottolinea proprio Legnini, una voglia moralizzatrice di certi magistrati? Forse sì.

E non sarebbe il caso che la politica intervenisse in maniera netta visto il prolungarsi di questo “stato di polizia” che, appunto, abbatte governi e distrugge persone?

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