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Cosa Nostra cominciò a pensare all’omicidio di Paolo Borsellino tra gli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, in concomitanza con le indagini da lui svolte insieme al Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Monreale, Emanuele Basile.

Inchiesta che, oltre a portare all’arresto di Pino Leggio e di Giacomo Riina, accese un faro su alcune delle attività criminali svolte dall’emergente gruppo dei corleonesi. Il Capitano Basile fu ammazzato il 4 maggio 1980. Cosa Nostra fu irritata da un secondo fatto: quello in cui Borsellino emise dei mandati di cattura nei confronti, tra gli altri, di Francesco Madonia, capo del “mandamento” di Resuttana, e del figlio Giuseppe Madonia.



Una vicenda ricostruita nella sentenza n. 23/1999 emessa il 9 dicembre 1999 dalla Corte di Assise di Caltanissetta nel processo n. 29/97 R.G.C.Ass. 

Il 19 giugno del 1998, il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo riferì che Salvatore Riina dopo l’omicidio del Capitano Basile e la conseguente attività di indagine del magistrato aveva commentato che

“l’aveva BORSELLINO il capitano BASILE sulla coscienza, perché era stato BORSELLINO a mandare il capitano BASILE a Bologna ad arrestare i suoi”.

Il collaborante Gaspare Mutolo riferì che, mentre si trovava detenuto nel corso del 1981 insieme a Francesco e Giuseppe Madonia, Leoluca Bagarella e Greco, aveva avuto occasione di sentire le loro esternazioni in ordine alla necessità di uccidere Borsellino. Giovanni Brusca abbia dichiarò che l’omicidio di Borsellino era già stato deliberato da Cosa Nostra sin dagli inizi degli anni Ottanta, allorché Salvatore Riina aveva vanamente cercato di farlo contattare per risolvere alcuni problemi giudiziari del cognato Leoluca Bagarella, constatandone in quell’occasione l’incorruttibilità. Da allora il Brusca aveva più volte sentito il Riina ripetere che Borsellino doveva essere eliminato perché “faceva la lotta a Cosa Nostra assieme al dottor Falcone in maniera forte e decisa”.

Durante l’incidente probatorio dell’udienza del 6 giugno 2012, Brusca disse: “Totò Riina lo voleva uccidere prima quando fu del cognato, poi quando fu del Capitano Basile… “.  

Pm MARINO  Senta, mentre il Dottor Borsellino?

BRUSCA  Il Dottor Borsellino invece le esternazioni di Salvatore Riina che voleva uccidere… in quanto lo voleva uccidere cominciano con la vicenda del cognato Leoluca Bagarella del Capitano Basile.

Pm MARINO  E perché?

BRUSCA Perché mi aveva chiesto di poterlo più di una volta avvicinare per ottenere un trattamento di favore, insabbiare in qualche modo le indagini, per poterlo scagionare dall’accusa.

Pm MARINO Ma ci furono tentativi di contattare il Dottor Borsellino all’epoca?

BRUSCA Sì, allora… l’ho detto, allora ci sono stati dei tentativi e ci fu un rifiuto totale.

Pm MARINO Ma lei ricorda chi e in che maniera si fecero questi tentativi, se l’ha mai saputo?

BRUSCA Guardi, ora non mi ricordo chi lui… a chi lui abbia incaricato, però di solito si comincia da dove è nato, le amicizie, le amicizia di scuola… un po’ conoscendo la città di Palermo si cerca di vedere con chi si può avvicinare. Ripeto, io conosco le esternazioni che lui si è rifiutato di fargli questa cortesia, però con che soggetti abbia…

Pm MARINO E lei da chi lo apprende?

BRUSCA Da Riina.

Pm MARINO Da Riina direttamente?

BRUSCA  Sì, perché in quel momento io sono una delle persone più vicine con Leoluca Bagarella. Sono vicino a lui, conosco dove abita, ci vado a casa tutti i comuni, quindi sono quasi a disposizioni… no sono, sono a disposizione… tolgo questo quasi, ero a disposizione sua ventiquattro ore su ventiquattro ore. La mia…  allento un pochettino quando vengo tratto in arresto per le dichiarazioni di Buscetta, ma fino a quel momento gli facevo da autista, lo andavo a prendere, lo accompagnavo da Michele Greco quando andava a Mazara, ci dormivo a casa… tutti i giorni. Difficilmente io avevo qualche momento libero.

Di admin

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