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 La figura poco onorevole dell’Onorevole Fabrizio Di Stefano

Il senatore abruzzese Fabrizio Di Stefano intervenendo ad un dibattito organizzato dal Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, ha avuto un acceso scambio di opinioni con il direttore del quotidiano nazionale “Il Tempo”. Tutto è partito da un’analisi impietosa di Mario Sechi sulla linea politica del pdl, sul governo passato, sulle scelte non fatte e soprattutto sui colonnelli del partito completamente inadatti a dirigere un movimento come il pdl. Forti critiche sono state rivolte a Ignazio La Russa e al segretario Angelino Alfano. Dopo “l’editoriale” di Sechi il senatore Di Stefano si è sentito chiamato in causa e ha richiesto la parola al termine dell’intervento del direttore. Ci saremmo aspettati un confronto ed un’analisi politica di alto livello ma purtroppo ciò non è stato. Se l’analisi e le argomentazioni portate avanti da Mario Sechi erano valide e condivisibili, quelle del senatore sono apparse a dir poco confuse e senza senso. Di Stefano ha dapprima cercato di attaccare il direttore del Tempo insinuando di avere un editore a cui fare riferimento e quindi di essere eterodiretto. La risposta di Sechi non si è fatta attendere ed ha accusato i vertici del pdl di non essere aperti al confronto e di non sopportare le critiche. Il senatore quindi ha cambiato strategia e dicendo che all’epoca del governo Berlusconi tutti sono stati colpevoli (includendoci anche la stampa) della cattiva politica pidiellina. Anche in questo caso il direttore segna un altro punto a suo favore scaldando gli animi della sala. Di Stefano, ormai in preda al panico, ha avuto un diverbio con qualche rappresentante del partito in sala. Il match va avanti e il senatore cambia nuovamente strada e arranca sul debito pubblico che sarebbe stata la causa della cattiva politica del pdl. Attaccato nuovamente da Sechi lo “scontro” finisce con un Di Stefano pienamente d’accordo con il direttore del Tempo. Una bruttissima figura auto-confezionata ad hoc dallo stesso senatore. Speriamo che qualcuno gli abbia fatto notare successivamente l’inopportunità del suo intervento ma ne dubitiamo. Viviamo pur sempre in una regione dove l’informazione non esiste e tutti sbavano per accaparrarsi qualche euro dai fondi per l’editoria e da qualche lobby in grado di pagare spazi informativi. Il risultato è che il giornalismo va in caduta libera di credibilità, i giornalisti diventano camerieri dei politici e, cosa più importante e drammatica, non si apre un confronto per strategie a lungo termine.

 

di Antonio Del Furbo   filmaker Roberto Di Tommaso

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