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In questi giorni sta andando in scena la solita retorica sul conflitto israelo-palestinese in cui tuttologi, professori, giornalisti, radical-chic di destra e di sinistra si sentono in diritto-dovere di esporre il proprio pensiero. Ovviamente non mancano sfilate e fiaccolate per riaffermare il diritto degli isrealiani piuttosto che dei palestinesi ad avere uno Stato. Insomma sono i giorni, questi, della fiera dell’ovvio. 

Chi non vorrebbe la fine del conflitto arabo-israeliano? Chi non vorrebbe la fine dei giorni di sangue in una terra martoriata da sangue e disperazione? Non tutti purtroppo. Una piccola parte della popolazione mondiale, ovvero quelli che con le armi fanno affari, auspicano che il martirio arabo non conosca fine. E con loro, ovviamente, gli Stati che finanziano tali operazioni.

A dir la verità siamo un po’ stanchi di essere presi in giro dalle parole di quattro servi di banche e generali americani che da un lato si scandalizzano per le immagini dei bambini sventrati dalle bombe e dall’altro contano gli euro prodotti sulle percentuali di morti ammazzati.

Tutti i governi, compreso l’attuale, hanno appoggiato imprenditori come Nicola Perrotti, presidente dell’ANPAM, Associazione Nazionale Armi e Produttori, che è convinto che:”Le nostre produzioni si basano su una grande specializzazione, il che significa forza lavoro stabile e ben remunerata, con un fulcro generatore tutto italiano”. Di conseguenza:”la nostra industria non importa se non alcune, poche, materie prime, mentre esporta il 90% di quello che produce con un effetto moltiplicatore sulla ricchezza dell’Italia che non può essere sottovalutato”. Perrotti, non contento, si è spinto oltre con dichiarazioni da premio nobel:”Siamo un settore solido, a evasione zero, capace di affrontare a testa alta i competitor stranieri come pochissimi altri possono fare in Italia. Il nostro sviluppo potrebbe essere uno dei volani di ripresa dell’industria italiana, ma è messo a rischio ogni giorno dalla burocrazia e dalla confusione legislativa”. L’ANPAM, tra l’altro, può vantare l’adesione a Confindustria che gli fornisce anche la sede romana in Viale dell’Astronomia.

In pochi sanno che l’Italia spende soldi per armi chimiche, bombe, missili, fucili d’assalto e carri armati. Come si legge nella relazione della Camera dei Deputati, politici e imprenditori come Perrotti, autorizzano il finanziamento, la produzione e la commercializzazione delle armi che, in larga parte, vanno a finire in Spagna, Romania, Brasile e Bangladesh.

Le aziende italiane finanziatrici di morte sono Agusta Westland, Alenia Aeronautica, Selex, Mbda, filiali dell’azienda madre Finmeccanica.

Dunque la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, resa nota dalla Camera dei Deputati Italiana il 13 Giugno del 2013, racconta che l’Italia ha speso per l’anno 2013 ben 14.410.000.000€ e che per gli anni 2014-2015 ha già preventivato un aumento di spesa che si attesterà a 14,5 Bilioni di euro.

Il governo è lo stesso che racconta in tv e sui giornali che vuole la fine di tutti i conflitti e poi con i loro amici direttori di banche uccidono bambini, anziani, donne ad ogni minuto che passa.

Ipocriti e assassini.

 

Antonio Del Furbo

 

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