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La nuova Italia di Mario Monti. Dopo il massacro di tasse e riforma delle pensioni l’ex Presidente del Consiglio promette nuovi cambiamenti.

In quanti erano pronti a scommettere, qualche anno fa, non solo in una ipotetica fine dell’ultimo governo Berlusconi, ma che quest’ultima sarebbe stata sinonimo di uno sconvolgimento del “fare” politica?

La prova del cambiamento è racchiusa nell’intervento del recentissimo ex Capo del governo tecnico, Mario Monti, al programma Otto e mezzo, in onda su LA7 e condotto da Lilli Gruber.
Il professore “prestato alla politica dalla Bocconi” presenta proprio oggi, 4 dicembre 2013, il neo partito per il quale si candida come premier, destando reazioni di ogni genere.
Mario Monti dice di non essere appassionato di politica, bensì quest’ultima è un bisogno. Non si preoccupa di come appare, nel colloquio con la giornalista diverse volte si concede qualche“non lo so” e se non capisce una domanda la cosa più semplice è farsela ripetere. 
Siamo lontani dai confronti giocati, più che dai politici, dai loro ghost writer, quando le insicurezze erano vietate e la parola d’ordine era perfezione. 
Sembrerebbe che i grandi fautori della comunicazione politica e delle strategie vincenti questa volta non abbiano avuto la meglio e a conferma di ciò, quando la Gruber afferma “qualcuno dice anche che lei ride troppo poco”, la risposta secca non si fa attendere: “facciamo distinzione, c’è gente che ha sorriso molto nella politica e che ha contribuito a far andare l’Italia molto male”.
“Ridurrò la pressione fiscale nell’arco di un quinquennio, ma l’obiettivo adesso è proprio quello della speranza con o senza sorriso. Se vuole sorrido, mi riesce più difficile in questa fase della mia vita che si è aperta da qualche giorno, ma sorrido alle donne, ai giovani, ai cittadini italiani che vogliono sentirsi fieri di essere italiani anziché derisi per essere italiani, come è successo purtroppo in certe occasioni”.
Il professore conosce bene i punti deboli del suo intervento durato un anno. Più volte, infatti, è stato accusato di aver tassato troppo gli italiani anche se questi ultimi, stando a quanto riportano i sondaggi di Demopolis per Otto e mezzo, hanno apprezzato “il risanamento dei conti per salvare l’Italia dal default”, “il contrasto all’evasione fiscale”, “lo stile e la riacquisita credibilità all’estero”. Certamente gli italiani non hanno valutato positivamente “l’Imu sulla prima casa e l’eccessiva pressione fiscale”, “gli effetti recessivi della politica economica”, “la riforma delle pensioni”, “la modifica dell’Art. 18”.
I cittadini, secondo Monti, non devono accontentarsi di non pagare questa o quell’altra tassa, ma devono guardare avanti per arrivare alla seconda fase del suo programma, quella della crescita e dello sviluppo, fatta per dare più spazio alle donne e ai giovani.
Saranno le elezioni di febbraio a dare le risposte che in tanti cercano. Per ora possiamo riflettere sui dati forniti sempre da Demopolis, secondo i quali, nonostante tutto, la fiducia per il professore resta alta. “Su 100 italiani che vorrebbero ancora Monti alla guida del governo 26 sono elettori di Centro Sinistra, 20 di Centro, 19 di Centro Destra, ma a pesare di più sono soprattutto gli elettori non collocati che con il 35% rappresentano il bacino più importante per il progetto del professore”.
Ad ogni modo, a detta di Paolo Pagliaro, “meno male che ci sono gli affetti a soddisfare la vita degli italiani” che fino a qualche anno fa raggiungeva soglie più alte in merito alla soddisfazione economica.


di Genny Di Filippo

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