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Dunque, sarebbero almeno una decina i parlamentari del Movimento Cinque Stelle che avrebbero falsificato la restituzione di parte del loro stipendio non versandolo al Fondo per il microcredito.

 

Fondo che, come ricordano giornalmente i leader del Movimento, finanzia la piccola e media impresa.

Secondo l’inchiesta de Le Iene, che ha approfondito la questione su segnalazione di un ex militante grillino, le controprove risiederebbero nei bonifici bancari effettuati dai parlamentari grillini. 

Il deputato Andrea Cecconi e il senatore Carlo Martelli hanno pagato i loro mancati versamenti al Fondo per il microcredito e hanno annunciato che, se eletti il 4 marzo, si dimetteranno immediatamente. Precedentemente intervistati, però, i due parlamentari avevano definito “disonesta” e “una presa per il culo” un’eventuale mancata restituzione. Cecconi non avrebbe versato 21.000 euro al Fondo con 11 bonifici di cui aveva pubblicato le rispettive ricevute online, ma che non erano mai arrivati a destinazione. Martelli si sarebbe tenuto 76.000 euro grazie a 20 bonifici fantasma.

Secondo l’informatore della trasmissione Mediaset, si tratterebbe di bonifici di cui è stata stampata la ricevuta e poi revocati, come è possibile fare entro 24 ore. La cosa strana, comunque, è che un Movimento che fa dell’onestà il suo cardine principale non abbia strumenti per controllare cosa fanno i parlamentari.

Fatto sta che due giorni dopo sul blog del Movimento scrive:

“A seguito di alcune segnalazioni si sono fatte verifiche sulle rendicontazioni dei portavoce del MoVimento 5 Stelle ed è emerso che Andrea Cecconi e Carlo Martelli non erano in regola con le restituzioni. Hanno immediatamente proceduto a effettuare il versamento al Fondo per il Microcredito e sono stati segnalati al collegio dei Probiviri che decideranno sul provvedimento disciplinare da avviare nei loro confronti.” 

La questione non pare essere finita qui perché, a quanto pare, sarebbero forse quattro i parlamentari uscenti del M5s e ora ricandidati, coinvolti nel caso dei falsi rimborsi. Secondo le prime verifiche fatte dai vertici del M5s sulle restituzioni volontarie fatte sul conto del microcredito, infatti, il “buco” sarebbe più grande del previsto, pari a circa mezzo milione di euro. Coinvolti non solo parlamentari, quindi, ma anche consiglieri ed europarlamentari. E proprio per questo motivo il Movimento ha chiesto in via ufficiale al ministero dell’Economia l’accesso agli atti per avere l’elenco dei portavoce che hanno effettuato i versamenti con il totale dell’importo versato nei 5 anni da ognuno di loro. 

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