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Una ‘sobria’ manifestazione per la firma di un protocollo costato alla collettività un bel mucchio di soldi. L’importante, per i politici, è sfilare al seguito di giornalisti, fotografi e cameraman per appagare il proprio ego.

In terra di pecore deve pur esserci un pastore a guidare il gregge e l’Abruzzo, modestamente, ce l’ha. L’ego fatto uomo, tale Luciano D’Alfonso da Manoppello, ha smobilitato persino una Portaerei per appagare la sua #dalfonsocentricità. 

Né acqua né vento hanno fermato il sogno dello statista fatto santo, che ha voluto affidare ad una propria visione, forse onirica, il simbolo naturale dell’unione di terre e di popoli. 

Scopiazzando le gesta eroiche del supremo leader della Repubblica popolare della Corea del Nord, tale Kim Jong-un, si è fatto arrivare in casa una portaerei di 244 metri di lunghezza per 34 di larghezza e 55 di altezza, costata alla collettività quasi 1,5milioni di euro. Quattrocento gli invitati che potranno dire un giorno ‘io c’ero’ all’accordo di collaborazione tra la Marina Militare e la Regione Abruzzo per l’avvio di progetti, tra gli altri, legati alla cooperazione, allo sport e alla cultura.

Una fiction andata in onda a reti e quotidiani unificati che hanno impresso nel popolo abruzzese l’orgoglio del ‘forte e gentile’. Peccato che, ad un certo punto, il caso ha voluto che qualcuno rubasse la scena a Big Luciano. Un centinaio di persone, tra cui molti politici in passerella, sono rimasti bloccati a bordo per via del mare mosso che già nella mattinata aveva creato non pochi problemi per gli spostamenti dal molo alla portaerei a bordo delle pilotine.

Qualcuno ha valutato l’ipotesi di far rientrare subito i giornalisti al molo? Manco per sogno. Chi avrebbe fotografato e raccontato altrimenti le gesta eroiche dell’accordo? “La giornata non prometteva bene fin dal mattino e il vento si è cominciato ad alzare intorno alle 10.30/ le 11 – racconta un Lorenzo Seccia, giornalista a bordo della nave – ma le pilotine sono arrivate ugualmente per il trasferimento degli ospiti a bordo”.

Il rientro dei politici e dei giornalisti non è avvenuto normalmente ma, per l’evacuazione, è stato necessario l’intervento di due elicotteri che hanno accompagnato 120 visitatori dalla ‘Cavour’ fino all’aeroporto di Pescara per un totale di circa 10 ore di volo. Velivoli con 7 e 4 posti, che hanno effettuato complessivamente 23 viaggi decollando, a partire dalle 17, dal ponte di volo della portaerei per atterrare dopo 12 minuti all’aeroporto di Pescara. I primi ad essere trasportati a terra, e non si capisce il motivo, sono stati D’Alfonso e il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Ammiraglio Giuseppe De Giorgi.

Perché non sono state trasportate prima le persone finite in infermeria? E non è finita. I piloti sono stati costretti ad atterrare a Pescara in quanto nell’eliporto di Ortona non si poteva atterrare per (udite udite) motivi di illuminazione. Diciamola politicamente scorretta: non ci si vedeva. Tutto finito? Manco per niente. Una volta arrivati a bordo in tanti si sono recati in infermeria per il mal di mare nonostante “il mare fosse forza 2 e a bordo il disagio non si avvertiva particolarmente” ha raccontato uno dei protagonisti della vicenda. La capitaneria di porto di Ortona si è preoccupata di informare del motivo della sosta della nave avvenuta “in via prioritaria per l’assolvimento dell’impegno di carattere istituzionale, ovvero per il convegno dal titolo ‘La strategia della Macro-regione adriatico-ionica: l’Europa delle opportunità’ ma, a quanto pare, ha sottovalutato le condizioni del tempo.

Sui social coro di critiche:”Quanto costano 23 viaggi in elicottero?” chiede qualcuno. “La Capitaneria non sapeva che di lì a poco il mare sarebbe peggiorato?” aggiungono altri. “Putem vinge le guerre?” chiede Mario.

Pare che il trasbordo di politici e cortigiani sia costato 110mila euro. Pare.

Antonio Del Furbo  

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