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Francesco ha scelto di non dire nulla durante la visita al campo di sterminio. Niente nessun discorso. 

Solo silenzio ed enorme tensione nell’aria. È il giorno più importante delle Giornate mondiali della gioventù in Polonia, col pontefice in preghiera per le vittime e gli orrori del campo di sterminio simbolo del nazismo.

Col capo chino, in segno di rispetto, a piccoli passi Francesco è entrato in quell’area in cui si sente forte, ancora, la presenza del passato per i milioni di ebrei ammazzati. Lì, ad Auschwitz, a circa 70 chilometri da Cracovia. Dopo aver visitato le varie zone del campo, Francesco si è seduto per quindici minuti da solo su una panchina di fronte a quelle camerate dove erano reclusi gli internati. Quindi si è alzato e ha raggiunto una forca in ferro utilizzata per impiccare i prigionieri baciandola.
A tre chilometri da Auschwitz c’è il campo di Birkenau dove ha visitato il monumento di vittime delle nazioni, con un migliaio di ospiti ad attenderlo. Ha parlato con 25 “giusti delle nazioni”, ovvero persone che hanno rischiato di morire per il solo fatto di aver aiutato gli ebrei.

Oltre un milione di ebrei europei hanno perso la vita ad Auschwitz, tra cui 23mila rom, 15mila prigionieri di guerra sovietici e decine di migliaia di cittadini di altre nazionalità. 

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