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È stata una vera e propria odissea quella vissuta da una donna abruzzese che, in piena notte, è stata costretta a raggiungere l’ospedale.

Una storia talmente grave che Marina Febo, consigliere politico nella delegazione del partito popolare europeo, ha scritto una lettera al direttore generale, al presidente di Regione e all’assessore alla Sanità. 

Questa notte è toccato anche a me di dovermi recare al Pronto Soccorso di Pescara per complicazioni/reazioni derivanti dalla chemioterapia che sto facendo” scrive la Febo.

Era circa l’una del mattino ed entrando nell’accettazione ho subito visto tanta gente in attesa. Mi sono stati presi i parametri e affidato un codice giallo. Dovendo comunque attendere, mi è stato detto di collocarmi nella sala d’ingresso o nel corridoio, entrambi affollati di pazienti su lettini, sedie a rotelle e gente in piedi. Uno scenario veramente triste”.

Ma la situazione peggiore la consigliera la vive subito dopo.

È evidente che un paziente oncologico, con sistema immunitario debolissimo, vada preservato in un ambiente idoneo per evitare che quella permanenza risulti ancora più ‘rischiosa’ per il contatto con microbi, batteri e virus vari. Mi sono talmente spaventata di vedere aggravata la mia situazione che ho deciso di andare via subito, recarmi al Pronto Soccorso di Chieti, dove ho avuto la fortuna di capitare in un momento meno congestionato e di ricevere tutte le cure nel modo migliore possibile”.

Dunque la denuncia:

mi preme denunciare la riscontrata inadeguatezza della gestione del Pronto Soccorso di Pescara per almeno due ragioni.

In primo luogo, in merito ai locali: ogni paziente merita di essere accolto nella maniera più idonea e soprattutto più “sicura” rispetto allo stato di salute che ha. Ciò comporterebbe quantomeno la previsione di stanze ad hoc per evitare possibili e rischiosi contagi o per rispettare quantomeno la dignità dei pazienti più sofferenti costretti a manifestare il proprio dolore di fronte a una folta platea.

In secondo luogo, l’elevata affluenza – che è un problema ben conosciuto – va assolutamente affrontata con strumenti, mezzi e risorse adeguate”.

La Febo, quindi, si rivolge alla politica ma anche ai dirigenti:

Sarebbe interessante conoscere quanti fondi e risorse economiche vengono destinate al Pronto Soccorso – in relazione ovviamente all’elevato e noto numero di richieste, specie nelle ore notturne – e quanta forza lavoro, compresa quella dei reparti specializzati, reperibilità comprese…”.

Di chi la colpa?

“Non cerchiamo di addossare la colpa ai cittadini, col vecchio argomento delle richieste improprie che intasano il Pronto soccorso. Se così è, chi può cambiare questo stato di cose? La politica e la gestione amministrativa hanno la responsabilità di individuare delle soluzioni migliori, rendendole reali e concrete. Solo così si potrà consentire una gestione più efficiente e rispettosa del diritto alla salute e anche al personale di lavorare in condizioni più umane e professionali”.

Febo conclude la lettera con un impegno:

Quanto a me, cercherò di rendere sempre più note le situazioni che incontro. Nonostante la condizione che mi trovo a vivere, mi sento ancora una persona fortunata rispetto a ciò che vedo intorno a me ogni giorno. Ho deciso, infatti, di scrivere pubblicamente questa doglianza, soprattutto per quei cittadini più fragili e deboli che non hanno voce, la cui lamentela resta sempre inascoltata e le necessità schiacciate nel momento di maggiore difficoltà”.

A decine i messaggi di solidarietà sulla bacheca della Consigliera.

Purtroppo la situazione che hai trovato e che hai descritto ottimamente è il frutto dei tagli lineari attuata da questo governo nazionale e regionale” scrive un amico. “Tagli fatti per contenere le spese a discapito dei cittadini e dei pazienti.” 

 

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