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La testata on line è suk mercato e il direttore Biancardi dichiara: voglio tornare a fare il giornalista.

“Abruzzo-land” così lo  definerebbe forse quel gran genio di Maurizio Crozza questo lembo di terra che si estende dal mare alla montagna. Se solo il comico genovese entrasse nel polmone “grigio” della politica nostrana e scoprisse quello che succede da queste parti, altro che prima serata su La7, ce ne vorrebbe una sulla Cbs americana. Provincialismo, “quaqquarettismo”, assenza di idee e chi più ne ha più ne metta. Una regione con l’arma del turismo ma che non se la gioca nemmeno con una pistola puntata in faccia. Una regione che ha bisogno di una grande scossa culturale che può venire da due parti fondamentalmente: dai giovani e dall’informazione. Di quest’ultima Zone d’ombra ne ha fatta il suo cavallo di battaglia ponendosi come un vero e proprio Black bloc davanti ad un potere corrotto e schiavizzato dalla politica. In realtà qualche politicuccio nostrano sarebbe, seppur in maniera goffa e presuntuosa, pronto a confrontarsi con una libera informazione di stampo anglosassone. Il punto purtroppo sono gli “editori”  che, “corrotti” da altri interessi, si fanno servire dalle cosiddette cortigiane “bocca di rosa”. L’editore è colui che cerca soldi per un’azienda e cerca di fare business: punto. Altro sono le case di appuntamento televisive. Per ciò che riguarda i giovani invece mi sento di dire che sono i grandi esclusi di questa epoca ma sono quelli che pagheranno i disastri e i delitti fatti dai padri. Un’intera generazione esclusa dal lavoro e dalle decisioni perché gli inventori della “mazzetta” sono ancora seduti nei luoghi del potere. La speranza quale potrebbe essere quindi? Intanto individuare le persone che vogliono condividere una battaglia culturale e poi agire per distruggere un sistema che non ha più ragione di esistere.

Quando si parla di informazione in Abruzzo non si parla più della tv o delle radio ma bensì di internet, testate online e blog indipendenti. A parte iniziative editoriali “pompose” online che hanno portato alla perdita di 600mila euro per assunzioni clientelari, il mondo internettiano è ancora sottovalutato da molti.  Se Primadanoi.it è il primo quotidiano online che ha distrutto per primo il modo di fare informazione: puntuale, onesto e indipendente. Ha raccolto successi e ha fatto grandi numeri ma ora pare che Alessandro Biancardi, direttore e editore, voglia vendere la testata per tornare a fare il giornalista o, come preferiamo dire da queste parti, il non blogger. Con lui ho fatto una chiacchierata per capire dove va questo troncone importante per la formazione delle coscienze.
 
Direttore, mi conferma le voci secondo le quali Primadanoi.it sarebbe in vendita?

Diciamo che più che “vendita” sto cercando di abbandonare il mio ruolo di editore per dedicarmi interamente al giornalismo. Per fare l’imprenditore c’è bisogno di qualità, mezzi e forse anche di una vocazione che io non ho. In compenso conosco il mestiere del giornalismo ed il settore, le mie idee si sono dimostrate vincenti pur in assenza di “gruppi di sostegno”…  
Nel corso di questi sette anni non nego che ci sono state varie trattative, avviate sempre su input esterni di persone che a vario titolo si avvicinavano per “valutare” una ipotetica vendita. 
Si è trattato di personaggi, anche molto noti, che probabilmente avevano il solo scopo di vedere chi ci fosse realmente dietro al sito e magari tentare di neutralizzare quel tesoro che è costituito dalla nostra libertà che si traduce, per la politica, nell’assoluta incontrollabilità della testata.
Altri invece credevano di poter diventare editori di successo investendo cifre irrisorie, guadagnando montagne di soldi e imponendo idee inadeguate per il web. 
Di esempi del genere ne abbiamo però già troppi.
Di quello che sta avvenendo adesso preferirei non parlare: se riusciremo a trovare un accordo con un compagno di viaggio con il quale avremo in comune almeno un paio di cose allora ve ne accorgerete e magari potremo realizzare anche il restante 80% del “progetto PrimaDaNoi.it”.
Il mio obiettivo rimane quello di dare lavoro a giovani che amano questo mestiere e che possano essere fieri di lavorare ad un progetto come PrimaDaNoi.it.

Una testata online nata nel 2005 che si è guadagnata rispetto e autorevolezza ed oggi conta
500mila accessi mensili. Perché vendere?

Nel progetto editoriale di Pdn c’è un potenziale ancora inesplorato. Quando è nato, è stato concepito come una voce diversa in grado di poter fornire un contributo di originalità nel campo informativo, questo contributo è conseguenza diretta dalla nostra  reale indipendenza. Qualche volta vi sarà capitato di leggere una notizia solo su Pdn, vi siete domandati perchè?

PDn è un esperimento quasi sociologico che ha delle ricadute enormi sulla democrazia e prova in maniera incontrovertibile come l’informazione, se vera e non schierata, sia in grado di avere una forza  spesso devastante per il potere che male amministra.
Forse per questo finora siamo rimasti soli perchè bene o male chi si muove nel mondo produttivo in Abruzzo è sempre in qualche modo legato alla politica, che sia dipendente da questa o che persino la governi…
A me piace cambiare, correre, evolversi e andare avanti, sperimentare. Questo è l’obiettivo dell’eventuale cambio di assetto.  Secondo noi non basta una telecamera per fare una web tv…  

Qualcuno, nel corso degli anni, vi ha definiti giustizialisti.

“Giustizialisti”, “forcaioli” sono parole che non capisco, comprendo molto bene invece parole come “equità”, “giustizia”, diritto, dovere e trasparenza. Insito nell’idea di  democrazia ci sono principi inderogabili come “chi sbaglia deve pagare” dunque chi commette un delitto non può farla franca nei confronti della cittadinanza.  Certi epiteti arrivano spesso da parte di una classe politica che è oggi sempre di più inadeguata e arrogante, che è causa dei mali che viviamo ma continua a raccontare una storia diversa. Se la moralità è morta da tempo anche una certa indipendenza della politica dall’economia e dagli afffari si è persa.  
Questo in linea di principio: la pratica poi è diversa… La giustizia amministrata dagli uomini è fallace, non ha mezzi e ridotta al lumicino ed una democrazia che non può garantire una giustizia uguale per tutti non è una democrazia. Non sono questi, però, i commenti che più mi preoccupano ma semmai quelli di alcuni colleghi che a volte mi dicono: ‘però quella cosa non dovevate scriverla…’. Io sono un giornalista e ho l’obbligo di scrivere le notizie e non valutare se sia rischioso o no pubblicarle perchè a qualcuno darà fastidio. 

Fare un giornalismo come il vostro a quali rischi vi espone?

La condanna di un giornalista  è quella di raccontare la verità spesso soltanto questa è capace di mettere in crisi un potere amministrato male e chi detiene il potere ha una sola ossessione: mantenerlo il più a lungo possibile. Per questo poteri vari e giornalista in teoria non possono andare a braccetto. La pratica invece è che spesso l’uomo è debole e si lascia ammaliare da guadagni facili o da migliori condizioni di vita. E spesso i giornalisti sono persone vessate, precarie e sfruttate. E’ vero anche che si ribellano in pochi.
 
Il futuro del giornalismo è internet?

Sicuramente rivestirà una parte fondamentale dell’offerta, non sarà la sola, i giornali di carta non moriranno ma bisognerà trovare sbocchi nuovi perché possa continuare l’esplosione di questa crescita.  Ben presto la novità del quotidiano on line scemerà per questo occorrono nuove idee e nuovi esperimenti.
Credo che la strada più semplice da percorrere, soprattutto per i grandi gruppi, sarà quella di rendere  a pagamento l’infromazione on line ma questo si rivelerà esperienza fallimentare. Ne sono profondamente convinto tant’è che nelle nostre idee progettuali pubblicate nel 2005 si legge che la condivisione delle idee non può essere ostacolata da nulla, nemmeno dal fattore economico: perchè impedire ad una persona di conoscere chiedendole soldi in cambio? Perchè stiamo parlando di una realtà economica che deve funzionare e reggersi in piedi, certo…. ma sicuramente offrendo un buon prodotto e ipotizzando la crescita della pubblicità on line il guadagno sarà più che sufficiente per poter mettere la tenuta dei grandi gruppi editoriali e lasciare gratis l’informazione on line. Il web però non perdona: chi sbaglia muore.

Il panorama televisivo regionale è pressoché fermo dal punto di vista del rinnovamento e
dell’informazione. Pensa che sia un bene per chi ha scelto il web come investimento?

Sono due mezzi completamente differenti. Da cittadino mi auguro un servizio pubblico più attento e televisioni locali private più libere e non strumenti di potere. Il fatto che le tv locali non siano al passo con i tempi, poi, mi fa pensare ad editori refrattari a capire i mutamenti della realtà che cambia anche in Abruzzo, anche senza di loro. Le tv locali, considerando la molteplice offerta dei nuovi canali digitali avranno presumibilmente ancora meno ascolti per cui oggi chi investe nelle tv deve essere molto più avanti e competente di un tempo. Persino le massaie e gli anziani oggi guardano meno la tv e iniziano a navigare sul web. La televisione la vedono sempre meno persone e si sceglie di solito prodotti di qualità. Le tv locali abruzzesi oggi godono di finanziamenti pubblici giganteschi (rispetto al volume di affari dei siti locali) e questo innesca l’avvelenamento dell’informazione e della concorrenza con ripercussioni enorme per i cittadini. Ma è argomento che non interessa nessuno nemmeno in tempi di spending review…

Come si vede tra 10 anni?

Mi piacerebbe in tutta franchezza sopravvivere al giornalismo e poterlo guardare da lontano come un bel periodo della mia vita. Mi piacerebbe che tra 10 anni la realtà dei fatti possa smentire quello che attualmente sostengo. Sogno che la mia azienda onesta e trasparente, oggi proprio per questa ragione  ostacolata da molteplici forze che non si palesano e che si muovono in un mercato che è tutt’altro che libero e concorrenziale, diventi una realtà solida.
Tra dieci anni mi piacerebbe poter dire: “mi sono sbagliato” ecco l’azienda che ho creato dal nulla: è cresciuta, è rimasta integra, incorrotta, davvero dalla parte della gente ed in tutto questo tempo è stata utile alle persone per bene. E’ stata utile a migliorare un pochino la nostra regione.

In Abruzzo ci sono gruppi di pressione?

Sono ovunque, in Abruzzo sono spesso celati da un sorriso amichevole più che da una querela strumentale. Posso dire che in questi anni ho guardato più volte negli occhi questi poteri. Mi hanno detto chiaramente che il mio problema è principalmente uno: ‘Biancardi, lei è troppo puro’. Mi vedono come ‘un crociato piombato dal Medioevo che combatte nel 2000 con l’armatura di bronzo’. Non ho ancora capito se fosse un complimento o una offesa. Qualcun altro ha profetizzato che sono destinato a restare un artigiano e non potrò mai espandermi e crescere… (a me gli artigiani mi stanno simpatici) 
La cosa che mi hanno confidato più volte è che -paradossalmente- uno strumento di informazione libero è utilissimo persino ai gruppi di potere perchè solo in questo modo riescono a conoscere fatti depurati da aggiunte strumentali e depistaggi più o meno voluti.
I gruppi di potere esistono e speso dopo un paio di giorni passano a carte bollate e a richieste di risarcimenti milionari poi magari ci ripensano chissà perchè. Qualcuno manda emissari e si gioca le carte che vanno per la maggiore ma noi non giochiamo a quel gioco. Questi sono i gruppi di potere in Abruzzo più di una volta mi hanno messo di buon umore.

La politica è pronta ad una informazione indipendente?

In linea di massima, pensando alla nostra esperienza direi di no. Ma sarei ingiusto…qualcuno è pronto e sono quelli che  non occupano le poltrone più importanti.
Quello che dico sempre è che le persone per bene ci amano, quelle che hanno la coscienza a posto non hanno nulla da temere da una informazione indipendente (semmai dovrebbero da chi fa dossieraggi o campagne mirate al discredito). Il politico che si adopera esclusivamente per il bene comune non può non vedere nell’informazione indipendente un alleato più che utile indispensabile.   
 
Chi è il suo peggior nemico?

Potrei dire “la corruzione”. C’è stato un momento in cui ho capito che tutti i mali della nostra società sono il frutto diretto della corruzione. Il debito pubblico? colpa della corruzione. La precarietà? colpa della corruzione. Non riesco a curarmi perchè mi hanno chiuso l’ospedale? colpa della curruzione. Mi aumentano le tasse? colpa della curruzione. C’è un terremoto e crollano palazzi costruiti male? colpa della corruzione. Se si riflette si arriva a queste conclusioni per riuscire a farlo però c’è bisogno di conoscere e sapere. Leggendo i giornali molte strumenti utili si acquisiscono….  
L’altro grande mio nemico sono io: combatto tutti i giorni affinchè il giornale che riusciamo a realizzare sia più somigliante a quello che ho in mente ed invece devo spesso accontentarmi perchè non sempre si è in grado di realizzare un prodotto migliore. Mi piacerebbe conoscere molto di più ma in questa regione il vero dramma è l’omertà, la gente che non denuncia per paura o perchè fa parte delle cricche.
Per cultura non c’è l’ho con il ladro, inteso come il rapinatore che va in banca e grida ‘questa è una rapina’. Per assurdo quella è una persona trasparente e fa esattamente quello che dichiara. Ce l’ho con i finti controllori o con chi non fa il proprio dovere, quelli  che avrebbero l’obbligo di scovare i ladri ma o sono distratti o sono loro complici.
Io sono il nemico peggiore di me stesso perchè non riesco ancora ad adeguarmi a questo mondo che è così diverso da me.
Noi facciamo solo il nostro mestiere. Forse lo facciamo male ma di sicuro con integrità e onestà.

 

di Antonio Del Furbo

 

 

 

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