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Ci risiamo. I giudici scendono ancora una volta in campo (con tempismo perfetto) per raccontare, nuovamente, che gli italiani sono finiti, ancora, in mano ai ladroni. 

Antonio Del Furbo

Ieri l’altro, il nemico del popolo sovrano era un tale che si chiamava Silvio Berlusconi. Un uomo che, nel bene e nel male, ha creato aziende, posti di lavoro e avviato un partito partendo dal nulla. Lui, Silvio, il mafioso, il poco di buono, l’uomo del “tanto le aziende gliele ha finanziate la mafia”. Intanto, Forza Italia fu votata dal 21% degli italiani e il centrodestra vinse le elezioni con oltre 16milioni e mezzo di voti. 

Da premio Oscar fu il comportamento dei giudici quando, il 21 novembre del 1994, spedirono un avviso di garanzia all’allora presidente del Consiglio Berlusconi a Napoli, mentre presiedeva il vertice internazionale del G7 sulla criminalità organizzata. Fu il primo atto d’accusa contro Berlusconi da parte della Procura di Milano. Berlusconi venne interrogato il 13 dicembre del 1994 dal procuratore capo Borrelli, per oltre otto ore.

E chi conduceva le indagini sulle tangenti pagate dalla Fininvest alla Guardia di Finanza? Il pm Antonio Di Pietro, successivamente sbarcato in politica.

Il posto del cattivone, dopo un ventennio di processi (mai avvenuti prima della discesa in politica) è stato preso da un “cattivissimo” fiorentino: Matteo Renzi. Il Partito democratico alle elezioni europee del 2014, mentre Renzi era presidente del Consiglio, riportò il 40,81% dei voti. Ma, evidentemente, anche in questo caso qualche giudice e, come sempre accade, qualche testata giornalistica, avevano deciso che le cose non potevano andare così.

E, tanto per cambiare, arrivarono i soliti titoloni dei soliti giornaloni:“Indagati il padre e la madre di Matteo Renzi” scriveva Repubblica l’11 novembre 2017. Il quotidiano La verità rivelò che l’iscrizione aveva a che fare con il fallimento, avvenuto nel 2015, della cooperativa fiorentina “Delivery service Italia”. Ovviamente la famiglia Renzi ricevette la sola richiesta di informazioni e documenti in merito al fallimento di una terza società che i Renzi avevano già presentato. Poi l’inchiesta Consip, l’ennesimo capolavoro della giustizia italiana in cui un carabiniere, Giampaolo Scafarto, venne indagato per falso, depistaggio e rivelazione del segreto d’ufficio per aver volontariamente distrutto documenti per eliminare prove utili agli inquirenti e alterato in più punti l’informativa sulla quale si basavano buona parte delle accuse a Tiziano Renzi, a sua volta indagato per traffico di influenze.

Ora Scafarto (coincidenze della vita) scende anche lui in politica:“il principale accusato di aver fabbricato prove false contro di me, contro la mia famiglia principale, un servitore dello stato un uomo che lavora con i carabinieri ha ricevuto un offerta politica per diventare assessore in una giunta guidata da Forza Italia in Campania. A pensar male si fa peccato, lo diceva un vecchio senatore”. Così Matteo Renzi in una diretta Facebook.

E ancora. Le accuse all’ex sottosegretaria Maria Elena Boschi per il caso Banca Etruria e che, ovviamente, erano infondate.

Oggi, a quanto pare, è il momento della Lega

“Ovunque venga rinvenuta qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord – su conti bancari, libretti, depositi – deve essere sequestrata fino a raggiungere 49 milioni di euro.”

Questo si legge nelle motivazioni della sentenza di Cassazione che accoglie il ricorso del pm di Genova contro la Lega, e che arriva puntuale come un orologio svizzero. Al partito di Matteo Salvini sono stati bloccati fino a oggi 1 milione e mezzo di euro. I 49 milioni sono quelli che la Lega ha sottratto durante la gestione Bossi-Belsito. Il fondatore e l’ex tesoriere del Carroccio sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e mezzo e 4 anni e 10 mesi per truffa ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali.

“49 milioni non ci sonoPosso fare una colletta – ha detto in serata Matteo Salvini. È un processo politico su fatti di più dieci anni fa su soldi che non ho mai visto. Posso portare i soldi datici dai pensionati a Pontida per comprare magliette, cappellini e patatine fritte”.

“Siamo stupiti di apprendere dalle agenzie, prima ancora che dalla Cassazione, le motivazioni della sentenza per cui dovrebbe proseguire il sequestro relativo a 48 milioni di euro di rimborsi elettorali. Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così” ha detto Giulio Centemero, deputato e amministratore del partito.

Salvini però va oltre e fa sapere di voler chiedere un incontro al capo dello Stato Sergio Mattarella. Dunque lo scontro tra Lega e Csm: il Carroccio ha evocato la Turchia. “Solo in Turchia un partito democratico, votato da milioni di persone è stato messo fuorilegge dalla magistratura”, riferiscono ambienti vicini a Salvini. “Sarebbe ora che non ci fossero più
correnti di sinistra né di nessun genere fra i magistrati, che dovrebbero essere imparziali”: hanno specificato i capigruppo leghisti Massimiliano Romeo Riccardo Molinari e il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone.

E, proprio per queste parole, i giudici del Csm si sono risentiti: “i giudici non attaccano la democrazia” dicono. E, addirittura, tracciano una linea rossa con l’allora governo Berlusconi (tanto per cambiare). 

Il segretario nazionale dell’Anm, Alcide Maritati, non ci sta e attacca:le sentenze vanno rispettate in qualunque Paese democratico del mondo. Si possono criticare le sentenze ma non attaccare i giudici, perché questo è contrario al principio di separazione dei poteri”, ha spiegato. “Va ribadito con forza che i magistrati non adottano provvedimenti che costituiscono attacco alla democrazia o alla Costituzione, nè perseguono fini politici, ma emettono sentenze in nome del popolo italiano, seguendo regole e principi di diritto di cui danno conto nelle motivazioni”, ha spiegato il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Francesco Minisci. “L’Anm rigetta ogni tentativo di delegittimare la giurisdizione e di offuscare l’imparzialità dei magistrati, principio costituzionale a difesa del quale continuerà sempre a svolgere la propria azione, auspicando che chiunque eserciti funzioni pubbliche abbia a cuore gli stessi fondamentali principi”.

Sarebbe interessante capire perché all’interno della magistratura ci sono le correnti politiche e, soprattutto perché, giudici e pm parlano così tanto al posto di tacere per non fare brutte figure. E per non rischiare mazzate dal popolo.

 

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

T. 3293526266

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