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Il direttore di rete 8, dopo la pubblicazione di un nostro articolo, si indigna nei nostri confronti per «l’enormità di inesattezze riportate» puntualizzando telefonicamente le imprecisioni riportate nella nostra ricostruzione dei fatti.

Nell’articolo da me pubblicato in data 5 Settembre 2012 dal titolo «Gli 8 direttori di rete 8» in cui abbiamo riportato alcuni fatti nuovi che riguardano la storica emittente abruzzese, Pasquale Pacilio, attuale direttore di rete 8, ci ha contestato alcuni punti della ricostruzione. Pacilio tiene a precisare che Giuseppe Caporale «è direttore di telemare» mentre lui è «direttore di rete 8 e del tg 8». Dopo tale puntualizzazione lo stesso direttore tiene a sottolineare, probabilmente in maniera ironica, che «abbiamo dodici canali digitali: sei di rete 8 e sei di telemare. Quindi, ad oggi, mancano ancora quattro direttori». Pacilio prosegue nella sua critica all’articolo aggiungendo che Tony Zitella, della “famiglia” Di Luigi ex tv6, è direttore del canale 274 “A”. Il canale 112, rete 8 news, è stato affittato sempre al gruppo di Di Luigi con direttore Carmine Perantuono. «Al tribunale, attualmente, sono registrato solo io come direttore di rete 8 e Caporale come telemare» aggiunge Pacilio e, continua, «insieme a tutto sto casino di imprecisioni, l’unica persona che tratti male sono io» in riferimento alla parola “trombato” utilizzato nell’articolo. «Il trombato è chi si presenta a una cosa e non viene eletto non chi sta da trentacinque anni a fare un lavoro e questa cosa mi ha fatto incazzare». Ancora «mi ha fatto incazzare un po’ tutto l’articolo perché come vedi ci sono state un sacco di inesattezze e per il momento di direttori non ce ne sono né otto né dodici ma bensì due». Questo è quanto l’attuale direttore di rete 8 ci ha riferito e tenuto a precisare. Intanto vorrei partire dal punto più lacerante per Pasquale Pacilio quello della parola utilizzata nell’articolo in questione ovvero “trombato”. Come ho ribadito nel colloquio telefonico ho cercato di sdrammatizzare tale polemica attribuendo a tale parola un significato che la riportasse nel giusto contesto e la spogliasse di tale carica negativa. Il “trombato” è stato usato in maniera scherzosa o, se vogliamo, satirica per caratterizzare questo blog dandogli il giusto peso che vuole avere e cioè quello di un mix tra informazione e satira. Mi dispiace quindi, caro direttore, che se la sia presa principalmente per questa parola. Tra l’altro, come ha ribadito più volte lei, i suoi trentacinque anni alla guida di una emittente regionale leader negli ascolti parla da sè, senza che nessuno, men che meno il sottoscritto, possa contestargli tale attitudine. Per quanto riguarda la contestazione circa i ruoli degli altri direttori prendo atto che lei sia direttore di rete di rete 8 e quindi del tg. Personalmente non avrei mai potuto pensare che un direttore di rete potesse guidare anche il tg per quanto a lei possa risultare scontato; aggiungo, tra l’altro, che se spostassimo lo sguardo a livello nazionale o, se vuole, internazionale non troveremmo nessun direttore di rete alla guida del tg. Tra l’altro a me suona un po’ strana la cosa per cui un gruppo editoriale esterno utilizzi i suoi giornalisti per promuovere il nuovo telegiornale. Un blogger di estrema periferia come me pensa ciò che ha già scritto e cioè che ci sia un cambio di direzione, non so di preciso ancora il perché, ma la volontà della proprietà è questa. A tal punto le ipotesi potrebbero essere tante, ad esempio quella di rafforzare il blocco politico della sinistra che si candida alle prossime regionali oppure, semplicemente, dare una opportunità “tecnica” e di ricambio generazionale. Devo dire, purtroppo, che alla seconda ipotesi non credo assolutamente perché, altrimenti, avrei offerto la mia candidatura o quella di altri alla guida dei restanti quattro canali a disposizione del pubblico abruzzese. Caro direttore, io quello che non voglio assolutamente è attaccarla in quanto non ne ho interesse né motivi. Vorrei però che ci fosse una nuova primavera televisiva come quella che la sua generazione e lei stesso avete vissuto, un’opportunità per tutti e regole chiare e certe per chi vuole proporsi in qualsiasi ambito. Io penso che in Abruzzo ci sia molto da raccontare, lei ha fatto molto e le auguro continuerà a fare per altri cento anni ma si sforzi con me e altre migliaia di persone a portare un vento di cambiamento.


di Antonio Del Furbo

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