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Il mondo dell’informazione abruzzese ha incassato (al momento) un duro colpo. Una giornalista, sospesa per due mesi, oggi è stata licenziata. E sulla decisione della proprietà qualcuno muove dei dubbi.

Antonio Del Furbo

A quanto pare, dopo la morte del direttore Pasquale Pacilio, le cose sono cambiate all’interno della storica emittente abruzzese. Dico questo perché, probabilmente, l’ex direttore non avrebbe permesso una cosa del genere e, al massimo, avrebbe informato i telespettatori della questione. Grave.

Invece ad informarci dell’accaduto è stato un breve comunicato del Sindacato Giornalisti Abruzzesi che “respinge e stigmatizza con forza l’abnorme e pretestuoso provvedimento con il quale la proprietà dell’emittente televisiva Rete 8 ha inteso interrompere il rapporto di lavoro giornalistico con la collega Barbara Orsini dopo 18 anni.”

Il Sindacato spiega che:

“il provvedimento, che segue una brusca sospensione di quasi due mesi dal lavoro, rappresenta un pericolosissimo precedente alla libertà e all’autonomia giornalistica, un deterrente ad accettare supinamente presunte discriminazioni. Adoperare la decadenza del vincolo fiduciario come una clava per frantumare un posto di lavoro e un vissuto quasi ventennale significa attaccare al cuore il sistema informativo abruzzese che attraversa forse il momento più difficile della sua storia. I giornalisti non possono e non devono essere né imbavagliati né ricattati con una spada di Damocle sospesa sul posto di lavoro.”

Insomma il Sindacato non usa mezzi termini e ci va giù pesante. Poi, come per tutta il comunicato, lancia messaggi e lascia intendere qualcosa.

“Ci rifiutiamo di pensare che il caso-Orsini (nel quale manca qualsiasi atto disciplinare e/o di contestazione da parte del direttore responsabile a norma del c.c.n.l.g.) sia strumentale a un disegno strategico di deterrenza nei confronti degli altri colleghi e dell’azione di un Sindacato già vigile e reattivo ai continui attacchi portati alla categoria che stanno riconfinando l’Abruzzo nel limbo delle regioni più in sofferenza dal punto di vista informativo, peraltro con un preoccupante atteggiamento di sufficienza della politica locale.”

Dunque, il passaggio più inquietante:

“Il SGA invita la categoria, e in primo luogo i colleghi di Rete 8 d’intesa col fiduciario di redazione, a mobilitarsi affinché non passi la linea del ‘punirne uno per educarne cento’, poiché sappiamo tutti che, tollerando oggi, domani toccherà inevitabilmente a qualcun altro, come purtroppo l’esperienza insegna.”

Partiamo dalla fine. Il Sindacato butta pesanti dubbi sulla proprietà di Rete 8 che avrebbe un piano (non si capisce bene di che tipo) per intimorire i giornalisti.

Perché punirne uno per educarne cento? Sono andati in onda servizi scomodi per la proprietà che, lo ricordiamo, rappresenta una potenza di fuoco grazie a televisioni e cliniche private? 

Il Sindacato, però, non si ferma qui e, tra le righe, dice altro, promuove un invito all’azione dei giornalisti:

invita la categoria…a mobilitarsi…perché tollerando oggi, domani toccherà inevitabilmente a qualcun altro”.

Tollerare cosa? E perché? Ci sono già state pressioni? E sono ancora in atto? Che tipo di pressioni eventualmente?

Rileggendo con attenzione anche la prima parte del comunicato, altre questioni sulla vicenda non tornano. La giornalista è stata sospesa per due mesi che il Sindacato definisce:

un pericolosissimo precedente alla libertà e all’autonomia giornalistica”.

Dunque ci sono state pressioni? A leggere l’SGA parrebbe proprio di sì:

I giornalisti non possono e non devono essere né imbavagliati né ricattati con una spada di Damocle sospesa sul posto di lavoro.”

Cosa sa il Sindacato? Perché non lo dice chiaramente cosa è successo e cosa ha scatenato l’ira della proprietà al punto di licenziare una sua dipendente dopo 18 anni di lavoro e senza, tra l’altro, che la Orsini abbia mai avuto un atto disciplinare e/o di contestazione da parte del direttore responsabile”?  

Sarebbe interessante che, ad esempio, il direttore responsabile dell’emittente più seguita in Abruzzo, desse conto di quanto successo nell’azienda che rappresenta. La questione interessa sicuramente i telespettatori, ma anche l’opinione pubblica visto che Rete 8 è il pilastro informativo regionale. Sarebbe interessante, appunto, mettere sul tavolo le argomentazioni della Tv per procedere a un confronto.

È così difficile? Parrebbe di sì, visto che sia in Tv che sul web non c’è traccia della notizia del licenziamento. 

La vicenda appare strana anche sul piano umano. Se dal punto di vista professionale non ci sarebbero contestazioni e richiami, si potrebbe pensare che la rottura sia avvenuta per motivi personali. Mi chiedo: dopo vent’anni come si fa a non avere fiducia di un dipendente? L’ultima ipotesi potrebbe riguardare faide interne.

Al momento c’è solo da attendere. Chiaramente il Sindacato spinge i giornalisti a “scendere in campo” così da seguirli a ruota.  

Intanto la politica, oltre a gran parte dell’informazione, è rimasta muta. Cosa che non accadde, ad esempio, quando ci fu la decisione di chiudere alcune sedi Rai, tra cui quella abruzzese. A scendere in difesa dell’informazione pubblica tutti i “falsi paladini della libertà e dei diritti liberali di ciascuno. In ordine di apparizione si strapparono camicie e capelli deputati e senatori.

Oggi, intorno alla vicenda della Orsini tutto tace. Chissà perché.  

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