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È partita persino una petizione online per l’accreditamento diretto dei fisioterapisti alla Regione Abruzzo. Se la Regione si convincerà la qualità delle prestazioni saranno migliori e le casse pubbliche ne risentiranno positivamente.

«In Abruzzo in particolare, troppe ancora sono le strutture sanitarie private accreditate dove i colleghi, senza
alcun diritto contrattuale ed obbligati ad aprire la partita IVA per necessità e non per scelta, lavorano
letteralmente a cottimo senza poter trattare sui compensi che in parecchi casi definire scandalosi è un
autentico eufemismo». Sono le parole pronunciate da Ginesio Picchini, segretario dell’AIFI (Associazione Fisioterapisti Italiani) Abruzzo. Picchini è convinto che la professione si vada barcamenando tra sfruttamento e abusivismo e, in tanti, hanno:«perso il lavoro o che hanno visto diminuire sensibilmente il proprio orario solo perché terremotati, reduci da fallimenti o vittime comunque dei piani di rientro imposti dal commissariamento che ha colpito la sanità della regione Abruzzo». Persistono larghe sacche di abusivismo sopratutto perché la normativa regionale in materia, ed in particolar modo la LR 32 del 2007, viene ancora oggi disattesa e non applicata favorendo un clima di totale deregulation. «Al riguardo – Picchini – è necessario sapere che il fisioterapista è il professionista sanitario riabilitativo in possesso di laurea abilitante o di titolo pregresso di terapista della riabilitazione equipollente o di massofisioterapista equivalente conseguiti entro il 17 marzo 1999. Tutti i titoli conseguiti dopo quella data non possono definirsi fisioterapisti e non sono assolutamente riconducibili alla laurea in fisioterapia». In molti segnalano tali abusi ma, a quanto pare, nessuno se ne occupa. Per evitare, quindi, rischi per la salute pubblica e privata l’AIFI chiede:«alla classe politica di rivedere la politica dei tagli, che ogni anno decurta sempre più le prestazioni riabilitative, cominciando invece a risparmiare sul costo delle stesse: solo così, infatti, è possibile conciliare il diritto alla salute dei cittadini in questo settore sanitario con le esigenze pressanti imposte dal piano rientro che da tempo condiziona la sanità abruzzese».

Come riportato nella petizione sono sei i punti rilevanti nel caso la Regione Abruzzo accrediti direttamente i fisioterapisti:

         1) Rapporto diretto (fiduciario) cittadino/professionista;

         2) Potenziamento e decentramento delle attività territoriali;

         3) Miglior controllo, da parte del Sistema Sanitario Regionale, dei criteri di qualità e dell’efficienza

         4) Contenimento dei costi derivante dallo snellimento della “filiera”;

         5) Lotta all’abusivismo e conseguente tutela degl’interessi del cittadino e del suo diritto ad una buona sanità;

          6) Riduzione dei tempi d’accesso alle cure.

Per togliere la Sanità dalle mani delle lobby delle case di cura, quindi, verrà proposto in Consiglio Regionale l’accreditamento diretto del fisioterapista. In pratica, ogni paziente bisognoso di cure riabilitative, potrà individuare il proprio fisioterapista di fiducia e recarvisi. In questo modo la Regione risparmierà il costo della degenza, del vitto e dell’alloggio. Accreditare uno studio fisioterapico/riabilitativo che assicuri il trattamento di 8 pazienti al giorno per 1 anno costerebbe alle casse della Regione 50mila euro. Una casa di cura privata, oggi, costa alla Regione 400 euro al giorno a paziente che moltiplicato per 8 e per 365 giorni fanno 1.168.000 euro.

Riuscirà a mettersi contro le lobby il governo regionale?


Antonio Del Furbo 

 

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