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Arrivano in Abruzzo 50 chili di droga dai Narcos

 “L’Abruzzo è diventato centrale come area di “stoccaggio” della cocaina perché considerato territorio sicuro, isolato e insospettabile. L’operazione “Barrik” ha fermato un’organizzazione colombiana e italiana di narcos che ha importato cinquanta chilogrammi di coca in Abruzzo.” È quanto scrive Saviano su facebook e twitter a proposito di un’operazione dei carabinieri di questi giorni. I numeri: 58 sono le ordinanze di custodia cautelare e 50 i chili di cocaina purissima portati in un anno per un giro d’affari stimato intorno agli 8 milioni di euro. L’accusa per tutti è di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti aggravata dalla trans-nazionalità. Proprio la procura distrettuale antimafia dell’Aquila ha colpito l’organizzazione nel suo punto debole: le transazioni di denaro. 

Alla luce di queste circostanze, vorrei condividere con voi una riflessione: spesso ascoltiamo dalla tv e leggiamo dai giornali dichiarazioni di politici e di stimate personalità giudiziarie che l’Abruzzo è fuori dal gioco della mafia e della malavita organizzata, ma puntualmente poi i fatti danno torto e smentiscono queste dichiarazioni. A chi possano giovare queste affermazioni, che definire propagandistiche è esagerato, e quale sia il loro fine nessuno lo sa. Tranquillizzare un milione di residenti abruzzesi e fargli bere la favola che la regione è stata, è e continuerà a essere terreno purificato dai germi delle grandi organizzazioni criminali non può poi che portare la popolazione all’inquietudine di fronte a fatti così rilevanti come l’operazione “Barrik”. Certe conferenze stampa messe a confronto con le vicende che la cronaca ci propone ogni giorno, purtroppo, sanno di fiction e di film da prima serata. Non sarebbe affatto male se le istituzioni assumessero un atteggiamento più sobrio e realistico.

 

Antonio Del Furbo

 

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