Spread the love

Gli utili consigli del ministero della Salute per far fronte alla piaga della depressione. E ci sarebbe da ridere se non fosse che è tutto vero.

“I disturbi depressivi fanno parte dei disturbi dell’umore e includono il disturbo depressivo maggiore, la distimia e il NAS (disturbo depressivo Non Altrimenti Specificato).”

Lo scrive proprio il Ministero sul sito ufficiale. 

Secondo lo studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders) in Italia, la prevalenza della depressione maggiore e della distimia nell’arco della vita è dell’11,2% (14,9% nelle donne e 7,2% negli uomini). Nelle persone ultra 65enni la depressione maggiore e la distimia hanno una prevalenza nell’ultimo anno pari al 4.5%. Da numerose indagini epidemiologiche risulta che il 2% dei bambini e il 4% degli adolescenti ha in un anno un episodio di depressione che dura almeno 2 settimane.

Insomma, la questione è seria, molto seria.

“I disturbi depressivi – scrive ancora il ministero – possono comparire a seguito di un evento scatenante (per esempio un lutto imprevisto e improvviso, un rovescio finanziario, ecc.), ma altre volte  senza un motivo apparente. Se, come spesso succede, gli episodi depressivi sono più di uno, il primo episodio di solito inizia dopo un evento o situazione stressante, mentre negli episodi successivi il collegamento con un fattore scatenante può essere meno evidente o apparentemente assente.”

La depressione sconvolge la vita di chi ne è affetto proprio per i suoi sintomi tra cui tristezza, abbattimento e perdita di piacere e interesse. Un male che, oggi più di ieri, risente della solitudine della nostra epoca e delle continue sfide da affrontare. 

“Il rischio di depressione è maggiore nelle persone tese, con scarsa stima di sé, tendenti al pessimismo, poco fiduciose. Gli episodi depressivi possono essere preceduti e favoriti da eventi o situazioni stressanti che vengono vissuti da chi è più vulnerabile alla depressione, come difficoltà, perdite gravi e insuperabili o come fallimenti.”

 Con la depressione, insomma, non si scherza. Si può finire male, ci si può persino suicidare come l’ingegnere di Albavilla che per una grave forma di depressione ha scelto di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera.

“Il trattamento della depressione ha lo scopo di ridurre/far scomparire i sintomi, ripristinare il consueto funzionamento personale e sociale nella vita del paziente, evitare recidive” scrive ancora il Ministero della Salute.

Il punto, però, è come il Ministero classifichi le cose da fare appena ci si sente depressi.

Al primo posto viene consigliato di non isolarsi dai familiari, dagli amici e dal sacerdote. Quindi non prendere decisioni importanti, seguire una dieta sana, dormire. 

Alla fine, solo in penultima e ultima posizione occorre “Parlarne con il medico di famiglia o con un medico specialista della salute mentale, soprattutto se si hanno pensieri di suicidio e, quindiUna volta diagnosticato il disturbo depressivo, seguire con regolarità la terapia prescritta, senza scoraggiarsi se non si hanno subito gli effetti positivi.”

I disturbi mentali rappresentano una delle più importanti sfide per la salute pubblica della Regione Europa. Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) interessano oltre un terzo della popolazione ogni anno e i disturbi più diffusi sono la depressione e l’ansia. I disturbi mentali rappresentano la principale categoria di malattie croniche in Europa.

L’Europa vuole una ‘governance’ della salute mentale per fornire a più persone possibili assistenza socio-sanitaria integrata.  

Secondo l’Oms manca personale formato per cure di tipo non farmacologico. Sembra quasi un paradosso visto che gli psicologi che dovrebbero essere gli specialisti dell’argomento, sono aumentati notevolmente negli ultimi anni, per lo meno in Italia.

Oggi la possibilità di vedere realizzato il progetto dello psicologo di base può essere una realtà ma mancano ancora i fondi necessari.

Si stima che il 50% del disagio somatico presentato dai pazienti al medico di base nasconda origini di natura psicosociale.

Ma il ministero della Salute italiano non ancora se ne accorge. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia