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Gli studenti esasperati e al limite della sopportazione denunciano la grave situazione in cui sono costretti a studiare. La situazione dell’università sempre più drammatica.

Mentre gli stati maggiori delle forze politiche si fronteggiano a livello nazionale su primarie e poltrone di pelle su cui adagiarsi per i prossimi vent’anni post-berlusconiani, a livello locale, i bravi ragazzi del Pd e del Pdl, continuano a fare carne da macello sull’università di Teramo. La vicenda si concentra, a distanza di tempo, ancora sul rettore Rita Tranquilli Reali sfiduciata dal Senato accademico. Il rettore ha deciso di non dimettersi e rimanere al suo posto. «appare innanzi tutto urgente, e non più rinviabile, predisporre un programma straordinario di salvaguardia e di rilancio dell’Ateneo teramano, che non può che non tradursi anche in un rilancio economico sociale e culturale della città. Rilancio che richiede, per ciò che riguarda l’Università degli Studi di Teramo, un’ampia discussione quale presupposto necessario per la più larga condivisione possibile di un progetto in grado di mobilitare le migliori forze dell’ateneo stesso e volto a ricondurlo al di fuori della attuale situazione di criticità finanziaria, organizzativa, relazionale e, in estrema sintesi, di progressiva paralisi operativa». Le parole, non-pronunciate da un manager ma bensì dal capogruppo Pd alla Provincia di Teramo Renzo Di Sabatino e dal capogruppo Pd al Comune di Teramo Giovanni Cavallari, lasciano dubbi sull’indipendenza e autonomia dell’ateneo teramano. «L’Università di Teramo è una delle dieci università d’Italia che andrebbero chiuse» dice infatti il ministro Francesco Profumo e aggiunge:« L’Università di Teramo rappresenta, come altre, una di quelle università sotto casa create per motivi politico-clientelari».Le elezioni per il nuovo rettore sono state fissate per il 16 gennaio: vedremo cosa accadrà. Nel frattempo le persone reali, quelle che giornalmente lavorano, studiano e hanno difficoltà nel sopravvivere, cercano di andare avanti nonostante uno Stato invisibile e servo delle Borse mondiali. Uno studente ci ha contattato e ci ha raccontato come vivono realmente la situazione dell’università teramana. 

«I problemi sono numerosi soprattutto per questi ultimi. Infatti una delle difficoltà principali con la quale gli studenti devono fare i conti è la mancanza di mezzi tecnici per svolgere le attività pratiche. Tutto questo nonostante da alcuni anni gli studenti debbano corrispondere all’università di Teramo un contributo aggiuntivo per le attività di laboratorio che va dai 100 ai 200 euro. Senza contare inoltre, che le tasse sono aumentate e la tassa regionale è addirittura raddoppiata passando da 70 a 140 euro. Dopo la proposta della rete regionale Teleponte di offrire uno spazio televisivo all’università e in particolare agli studenti della facoltà di scienze della comunicazione, i professori non hanno esitato a coinvolgere ragazzi e ragazze. La richiesta da parte dei professori è stata quella di creare una trasmissione televisiva della durata di mezz’ora nella quale portare argomenti discussi nelle ore di lezione. Ad ogni studente è stato chiesto di organizzarsi in un gruppo di lavoro, scegliere un argomento e poi recarsi nello studio di registrazione situato nel padiglione della facoltà di giurisprudenza dove poter effettuare le riprese e montaggio. La sorpresa è arrivata proprio durante la visita agli studi di registrazione dove, gli addetti ai lavori, hanno esplicitamente riferito che non ci sono i mezzi necessari. L’università infatti non è in possesso di telecamere e computer destinati alle operazioni di montaggio. L’acquisto e l’aggiornamento dei mezzi dipende esclusivamente dall’approvazione di un bilancio e deve passare al giudizio del direttivo. I tempi che si prospettano non sono affatto brevi e di conseguenza i professori hanno deciso di ritrattare la richiesta fatta in precedenza agli studenti. Questi ultimi ora devono svolgere il medesimo lavoro ma con i propri mezzi e senza l’aiuto dello staff tecnico». 

La questione è grave e necessita un’attenzione sia della politica che, almeno per una volta farebbe qualcosa di buono, sia degli enti e degli organi predisposto al controllo amministrativo dell’ateneo. Possibile che non vengano pagate docenze da quasi due anni ai professori e gli studenti debbano pagare servizi mai ricevuti? Tutto è possibile in Abruzzo.

 

di Antonio Del Furbo

 

 

 

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