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Vasto è in mano alla criminalità organizzata. La città rappresenta l’anello di congiunzione tra la malavita campana e quella pugliese. Le grosse organizzazioni, presenti da tempo nel vastese, fanno dividendi da capogiro anche per le scarse risorse dello Stato

Vasto è in mano alla criminalità organizzata. La città rappresenta l’anello di congiunzione tra la malavita campana e quella pugliese. Le grosse organizzazioni, presenti da tempo nel vastese, fanno dividendi da capogiro anche per le scarse risorse dello Stato. Il numero di uomini di polizia e carabinieri sono ridotti al minimo. Nel 2007, appena insediatosi, l’attuale vice questore di Vasto Cesare Ciammaichella dichiarava che:«L’organico del commissariato è idoneo ed in linea con i parametri fissati dal Ministero. Chiaramente, se si dovesse prospettare la possibilità di avere altro personale, non lo rifiuteremo».

Il grido disperato

«Ciao sono un ragazzo abruzzese come tanti. Sono residente a Vasto». Questa la presentazione di un giovane che nel 2007 riportava in un blog, la sua testimonianza sul problema criminalità del basso Abruzzo.«Da quest’anno la provincia di Chieti è considerata dal rapporto di “SOS impresa” una zona ad infiltrazione mafiosa, la mafia interverrebbe solo in alcuni settori pretendendo il pizzo sopratutto nel campo della ristorazione, turismo ed edilizia». Poi aggiunge:«da qualche anno a questa parte questi settori sono i maggiormente remunerativi. Dovete sapere che un piano regolatore poco lungimirante ha portato ad una cementificazione impressionante e la paura che una delle mafie ne abbia approfittato per riciclare denaro sporco è tanta. In quest’ultimo anno ci sono stati numerosi incendi dolosi e alcuni giorni fa c’è stata la prima sparatoria in stile mafioso della nostra storia». 

Riciclaggio 

Grazie ad un’indagine per estorsione della magistratura napoletana, è emerso che una gran quantità di denaro del clan dei Casalesi è stato riciclato a Vasto grazie alla costruzione di un residence. Il riciclaggio, da tempo, ha invaso la città abruzzese senza che la politica se ne sia accorta. L’operazione, condotta dai pm di Napoli, ha portato a 20 arresti, tra Aversa e Trentola Dugenta. Gli imputati devono rispondere del reato di estorsione. In questo caso, come nella maggior parte, le vittime non hanno esposto nessuna denuncia.

Confindustria:«è allarme criminalità»

Confindustria Chieti, per mezzo del presidente Paolo Primavera, ha chiesto da tempo alla politica di concentrarsi sul problema della criminalità vastese. «Con rammarico constatiamo che le uniche problematiche analizzate in città riguardano la questione biomasse a Punta Penna, quando le preoccupazioni per l’intera collettività sono di ben altra natura e la tranquillità dei nostri cittadini è minacciata da attività illecite e criminali». Poi aggiunge:«Come ribadito in più sedi e più occasioni Confindustria è contro tutti i tentativi di disinformazione portati avanti per creare nuove e infondate paure nella cittadinanza, ed è a favore dello sviluppo industriale sostenibile in parallelo con la tutela delle aree protette e delle risorse naturali del nostro territorio. Piuttosto che occuparsi di legalità e di tutela dei cittadini si pensa a ostacolare la presenza di attività industriali, sia nuove che storiche, e ciò dimostra una visione limitata e miope che può creare danni irreparabili al nostro tessuto economico già fragile e stravolto dalla crisi economica globale». 

Indagini e arresti

A gennaio 2012 i carabinieri del Comando Provinciale di Chieti, con altri colleghi di diverse altre regioni italiane, eseguirono, su delega della Procura della Repubblica di Vasto (Chieti), 63 ordini di custodia cautelare, di cui 48 in carcere, nell’ambito di un’operazione antidroga. Gli arresti furono effettuati in sei regioni italiane, ed in particolare L’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Campania, il Lazio e l’Emilia Romagna. I militari dichiararono che si raggiunse:«un preoccupante livello di criminalità nell’area del vastese», ritenuto:«un crocevia del traffico di stupefacenti nel centro Italia». Furono 86 gli arresti totali. Furono sequestrati 15 Kg circa di sostanze stupefacenti (eroina, cocaina ed hashish) un’ arma da fuoco clandestina , 15.000 euro in contanti ed altro materiale. Tutto partì da alcuni atti incendiari che vennero consumati nei confronti di politici, imprenditori e uomini delle forze dell’ordine. Italia Belsole, moglie del pregiudicato Lorenzo Cozzolino appartenente alla criminalità organizzata campana, era tra i responsabili delle intimidazioni. Gli arrestati si rifornivano di sostanze stupefacenti provenienti dall’area pugliese e campana, del tipo eroina, cocaina ed hashish, con il conseguente spaccio nell’area vastese e pescarese. I gruppi di ‘potere’ erano tre: la coppia Belsole-Cozzolino che operava tra Vasto, Val di Sangro e Pescara; la famiglia Martusciello di Napoli, operante principalmente nell’area San Salvo-Vasto; la terza, diretta da Pasquale Bevilacqua e Antonio Sacco, era attiva soprattutto nell’area di San Salvo. 

Villa abusiva
 
Gli effetti dei sequestri dei beni mafiosi nel 2008 ha i suoi primi effetti. Dopo tre anni dall’inizio della vicenda giudiziaria, che ha condotto alla confisca di un immobile del valore di un milione e 200mila euro ai coniugi Carmine Bevilacqua e Lucia Sauchella, la villa fu consegnata dall’Agenzia Nazionale dei beni confiscati e sequestrati alla mafia al Comune, al fine di realizzarne una casa famiglia per minori con disagio sociale. Tale decisione fu avvallata per la pericolosità dei coniugi che, tra Milano e Vasto, svolgevano traffico nazionale e internazionale di eroina e cocaina, operando all’interno di associazioni criminali.

Omicidio Fabrizi: primo omicidio di mafia in Abruzzo

La fine del potere democristiano porta l’Abruzzo dritto dritto ha conoscere la sua vera anima. Il 4 ottobre 1991 un omicidio segna la nuova epoca per la regione: l’assassinio dell’avvocato Fabrizio Fabrizi. Il primo vero delitto di mafia regionale di cui non si sono mai avuti i colpevoli e, soprattutto, i mandanti. Negli archivi dell’avvocato furono trovati documenti che testimoniavano grossi interessi legati ai centri commerciali e di enormi lobby del crimine presenti sul territorio per spartirsi grosse fette di denaro. Il movente del delitto fu scovato nella corsa per realizzare il primo centro commerciale nell’area metropolitana Chieti-Pescara. Al processo in Assise a Chieti, dopo 50 udienze, tutto finì con una doppia assoluzione. Motivo? L’allora procuratore capo di Pescara, Enrico Di Nicola, presentò in estremo ritardo il ricorso in appello. Complotti e corruttele fatte al’epoca sono evidenti e sotto gli occhi di tutti soprattutto oggi. Sulla nazionale adriatica non si riesce a scorgere un pezzo di mare ma solo colate di cemento. Da Vasto verso il Molise e da Vasto verso Pescara sono a centinaia gli immobili sequestrati dalla magistratura. Chi compra? Dove sono gli acquirenti? Si costruisce solo per speculare e per riciclare e pulire denaro proveniente da attività illegali.

Michele Pasqualone, boss della camorra in esilio, ha dato ordini per anni a Massimo Sparvieri e le sorelle Donatella e Debora D’Ascenzo, nati e cresciuti a Montenero di Bisaccia, di estorcere imprenditori edili in particolare di Vasto. L’iter era sempre lo stesso. Un ordigno che veniva fatto esplodere davanti alle abitazioni o alle attività degli imprenditori. Poi una serie di telefonate anonime fino a quella con cui la voce dall’altro capo del telefono chiedeva cifre di 500mila euro. Le due sorelle avevano il compito di riciclare il denaro sporco.

La Dc ieri garantiva posti di rilievo in Cda, in apparati pubblici senza badare ad un minimo di capacità. La tessera del partito spalancava le porte per chiunque. Il merito e la capacità non erano assolutamente pedine da giocarsi. Zio Remo sistemò molti abruzzesi in Rai, alle Poste, in aziende statali e non. Oggi le lobby tengono in mano l’Abruzzo col denaro facendo affari sporchi. Tutto cambia per non cambiare.

di Antonio Del Furbo

 


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