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Per avere qualche informazione in questo come in altri casi, i vigili urbani della città guardiese ci hanno imposto di mandare una raccomandata con le domande scritte. Fare informazione in Italia costa molto: in tempo, in soldi e in medicine. Eppure sapere cosa fanno i ‘nostri’ delegati dovrebbe essere nostro diritto. 

Per avere qualche informazione in questo come in altri casi, i vigili urbani della città guardiese ci hanno imposto di mandare una raccomandata con le domande scritte. Fare informazione in Italia costa molto: in tempo, in soldi e in medicine. Eppure sapere cosa fanno i ‘nostri’ delegati dovrebbe essere nostro diritto. Ad esempio ci piacerebbe sapere come mai chi è delegato a rispondere al telefono per conto della polizia municipale può arroccarsi su posizioni estreme e intimare a un blogger o giornalista che sia di scrivere una lettera per poter avere informazioni su una vicenda che riguarda un divieto di fermata dell’auto dei vigili piuttosto che una problematica riguardante il mancato atterraggio di un elisoccorso all’ospedale di Guardiagrele. Queste persone vengono stipendiate? Sono assunte? Chi controlla la loro redditività? Chi decide una eventuale sanzione nei loro confronti se si permettono di abusare della loro posizione?

Eppure il Comune di Guardiagrele ha sborsato per anni la cifra di 4.500 euro al mese all’Unione dei Comuni “della Marrucina” per pagare un comandante che lavorasse tre giorni a settimana e due vigili. Fino a quando l’unione dei comuni era attivo il comandante per 18 ore settimanali di lavoro ha intascato 1400 euro di soldi pubblici. Manco a dire qualcosa sull’argomento perché potremmo ritrovarci, sotto la nostra redazione, sindacalisti in assetto antisommossa a difendere i soliti graziati. 

Lorenzo Di Pompo, comandante dei vigili di Guardiagrele, avrebbe, secondo i dati presenti sul sito comunale, conservato uno stipendio simile a quello che gli veniva corrisposto ai tempi dai ‘Comuni della Marrucina’: € 53.662,14 annui. Con Di Pompo lavorano altri sei agenti più un vice comandante: Stefano Chiaromonte. Di questi non conosciamo le retribuzioni. 

L’attuale comandante si è battuto per armare con pistola gli agenti della polizia locale per:«meglio assistere le forze dell’ordine nel contrasto della criminalità che dal 2009 fa registrare un’intensa attività nel comprensorio». Peccato che gli unici che combattono la criminalità nel comprensorio sono sempre gli stessi: Carabinieri e Polizia. A noi non risulta, dalle testimonianze che ci giungono, che la polizia di Di Pompo sia presente a pattugliare il territorio dopo le 20. Testimonianza ne è il fatto che, ad esempio alla villa comunale, dopo quell’orario è facile trovare auto parcheggiate anche sugli alberi. Non ci risulta che il giorno della rissa avvenuta circa un mese fa tra albanesi in largo Garibaldi siano stati presenti vigili urbani. «La polizia locale», osservò al quotidiano ‘il Centro nel 2009, «deve essere aiutata a uscire da una filosofia di impiego che finora l’ha vista assolvere per lo più a compiti burocratici che naturalmente sviliscono il ruolo e la dignità dell’agente se non sono accompagnati dagli altri impegni che qualificano donne e uomini in divisa».

Ecco, magari se Di Pompo pensasse un po’ più alle esigenze dei cittadini, magari educando nel senso più ampio del termine il proprio personale, sarebbe un grosso successo per chi gli paga lo stipendio e per lui. Le questioni interne non interessa a nessuno comandante. Impari ai suoi sottoposti educazione innanzitutto e rispetto verso i cittadini e automobilisti. A meno che non siano i cittadini i criminali da eliminare.

ZdO

 

 

 

 

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