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Diritti, lavoro, democrazia. Sì, certo. Slogan condivisibili, ma con chi?

Con i soliti. Eccetto Landini, il leader che torna a far sperare la sinistra italiana, tutti gli altri sono i soliti noti. Ci stanno proprio tutti: Fassina, Bindi, Bertinotti, Vendola. Al seguito i carrozzoni di Rifondazione e Sinistra Ecologia e Libertà. Quindi le solite associazioni Arci, Anpi e Articolo 21. Nuove ma vecchie coalizioni come Libertà e Giustizia. Non pervenuti, al momento, altri leader come Di Pietro e il pluritrombato Ingroia.

Il collante dell’idea? L’antirenzismo senza se e senza ma, anche se Landini assicura:”non siamo qui contro di lui”. E contro chi? Contro qualcuno bisogna pur essere altrimenti siamo tutti democristiani, dopo essere stati tutti Charlie ma anche tutti sessantottini con il culo al caldo nelle controllate del governo piuttosto che in banche e tribunali. Una concetto di giustizia sociale, di legalità, di reddito e di Europa di cui ci parleranno i vecchi della politica. E cosa diranno? Che gli anni del loro governo sono stati i migliori con Bertinotti presidente della Camera? O ci diranno che non hanno mai lavorato in vita loro. Certo, il leader è lui, l’uomo che richiama alle origini del movimento sindacale. Lui, Maurizio Landini, uno dei pochi del movimento ad aver messo piede in una fabbrica a 15 anni e a sapere cosa significa l’umiliazione di un operaio sotto padrone. E poi c’è Fassina, appunto, in grado di dire l’ovvio:”sono qui per rappresentare una parte importante del popolo del Partito democratico che abbiamo il dovere di rappresentare”. Lui, Fassina appunto. Contornato dall’ex tuta bianca, Luca Casarini, che un giorno capirò cosa fa nella vita. Poi c’è la Bindi a braccetto con Fassina. E poi c’è Vendola che parla di “tonnellate di propaganda con cui si cerca di nascondere la crisi”.

C’è gente che ha perso, continuamente. In grado di non dare una visione alla sinistra. È stata una sinistra che non ha premiato mai il merito e non è stata capace di dare risposte se non il falso giustizialismo. Eccoli ora, ancora in piazza al fianco di quelli che vorranno pur cambiare il Paese ma che non riusciranno perché ci sono quelli che lo hanno distrutto.

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