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La politica sceglie l’assistenzialismo per l’editoria ma il rilancio dell’Abruzzo passa per un modello “Bell Labs”

Questi sono gli anni di crisi nera per le famiglie italiane, in cui aumenta sempre più il numero di persone con un reddito al di sotto della soglia di povertà e con uno stipendio che, spesso, non arriva nemmeno a metà mese. Siamo in piena “bolla economica” e, a sentire gli esperti, non si sa  quando ne usciremo. Cosicché, mentre i consumi rallentano, lo Stato per fare cassa infierisce ulteriormente sui cittadini e “uccide” le famiglie con il ripristino di vecchie tasse o di nuove, inventate sul momento, per cercare di recuperare ciò che ormai è irrecuperabile. Anche il nostro Abruzzo risente della crisi, magari in tono minore, a sentire il Governatore Chiodi; o in tono decisamente maggiore, a dar retta all’opposizione. Ma si tratta, sempre e comunque, di crisi. L’Abruzzo avrà pure ridotto il debito ma resta ancora, purtroppo, la grande “questione” delle infrastrutture da realizzare, se si vuole essere protagonisti e al passo con i tempi per il prossimo ventennio. Poi si dovrebbe affrontare, magari seriamente, il tema del lavoro, e in particolare quello giovanile e, infine, il tema delle grandi lobby di potere che muovono le economie abruzzesi. Insomma, ci sarebbe da lavorare e convogliare grosse risorse economiche intorno a grandi temi, ma a volte capita che la politica trascuri qualcosa per qualcos’altro. Gianni Chiodi tanto ha fatto in questi anni di amministrazione regionale, tenendo presente il buco creato negli anni dai passati governi. Crediamo, però, che abbia commesso anche qualche grosso errore come, ad esempio, quello di votare il bando per l’assegnazione alle emittenti abruzzesi di 1 milione di euro. L’assessore all’Ambiente e Energia già l’anno scorso annunciava la presentazione del bando pubblico regionale al quale le emittenti televisive abruzzesi avrebbero dovuto rispondere per perfezionare lo swicth off. La questione è nata dall’esigenza di ridurre le emissioni di onde elettromagnetiche in concomitanza con il passaggio al digitale terrestre. Di Dalmazio, un anno fa, sosteneva che la Regione si stava muovendo in una doppia direzione: quella della salute pubblica e quella del miglioramento del servizio tecnico dell’emittenza privata, indispensabile, secondo l’assessore, per chi lavora sul territorio e per il cittadino che ha a disposizione un’offerta migliore. Ebbene a distanza di un anno il governo regionale ha votato quel bando ed ora le emittenti dovranno presentare richiesta per ottenere il noto contributo.

Sarebbe bello conoscere alcuni aspetti, quali: il motivo per il quale alle emittenti deve essere riconosciuto questo contributo, quando dovrebbero essere loro a pagarsi le nuove attrezzature per il passaggio al digitale e, cosa ancora più misteriosa, sapere da dove arrivano queste risorse che, forse, sarebbe stato più giusto destinare a scopi più utili per la collettività.

Non capiamo, ad esempio, perché con le nostre tasse debbano alimentare e mantenere in vita un sistema destinato a fallire nei prossimi anni qual è quello dell’emittenza regionale. E’ sotto gli occhi di tutti che in Abruzzo non esista nel settore televisivo un progetto editoriale e di ricerca di contenuti di qualità sia dal punto di vista della formazione in sé, sia dal punto di vista qualitativo della trasmissione. In parole povere anche l’assessore Di Dalmazio e il Governatore Chiodi potranno notare il livello qualitativo delle trasmissioni d’informazione e d’intrattenimento e la totale assenza di professionalità di livello spesso e volentieri tenuti fuori dal circuito regionale per oscuri motivi. Se a tutto questo aggiungiamo il continuo ricorso di alcuni editori a non professionisti sottopagati ed in nero, la questione si fa ancora più grave. Noi però non vogliamo fare polemica su questo argomento ma porre a chi deicide del nostro futuro un problema e aprirci intorno un dibattito. Non era forse più logico destinare questi fondi alle imprese, agli artigiani o ai giovani con idee innovative? Magari per una volta accantonare l’idea dell’assistenzialismo e destinare risorse per qualcosa che potrebbe aprire un futuro migliore per la nostra regione? Caro Presidente, ci viene in mente, per non cadere sempre nella retorica dei benpensanti e dei radical chic di sinistra, che parte di quella somma sarebbe potuta essere destinata ad un modello “Bell Labs” che tanta fortuna ha portato agli Stati Uniti nel corso degli ultimi due secoli. In America la fabbrica delle idee (Apple, Facebook, Amazon e Google) ha avuto un nome ed un indirizzo e chi vuole emularla deve partire da quel modello. Potrebbero bastare 1 milione di euro per far incontrare geni creativi, esperti di prodotto e grandi ingegneri in modo da collegare al meglio la tecnologia con l’immaginazione e magari spingere la comunicazione verso una dimensione nuova e all’avanguardia? Crediamo proprio di sì.

 

di Antonio Del Furbo

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