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Botta e risposta tra il consigliere pentastellato e il presidente riguardo la sentenza di Bussi.

Insomma, questa mattina nella seduta del Consiglio regionale a Pescara, nuove scintille sono spuntate tra Domenico Pettinari (M5S) e il presidentissimo della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso

Pettinari ha presentato un’interrogazione in cui ha chiesto a D’Alfonso, se alcune notizie riportate dal Fatto Quotidiano riguardo un presunto incontro con un giudice, rispondesse a verità.

In particolare il Fatto Quotidiano riferì di una cena a cui parteciparono il giudice Camillo Romandini, il giudice a latere, Paolo di Geronimo e altri giudici popolari. Nella cena si parlò “dell’eventualità di condannare per disastro ambientale doloso i 19 imputati, tutti ex dirigenti ed ex tecnici Montedison”.

La Corte d’Assise, tre giorni dopo, assolse in primo grado gli imputati (amministratori e dirigenti della Edison e funzionari addetti alla protezione ambientale) dal reato di avvelenamento delle acque destinate all’alimentazione, derubricando quello di disastro ambientale a colposo.

Di anomalie parlò anche l’avvocato dello Stato Cristina Gerardis, con una lettera inviata al Csm:

“Ho constatato gravi anomalie nel processo sul disastro ambientale a Bussi” scrisse l’avvocato. E aggiunse:

Circolano 3 milioni di euro per la sentenza del processo Bussi. Me lo ha detto Luciano D’Alfonso”.

Il Fatto rivelò che D’Alfonso era al corrente di alcune anomalie, relative al processo, ben prima della sentenza. Alla pubblicazione degli articoli, fece seguito l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Campobasso: bisognava verificare se Romandini avesse esercitato indebite pressioni sulle giudici popolari. Il fascicolo venne archiviato. 

D’Alfonso fu sentito dai giudici molisani ma non accennò mai alla vicenda dei tre milioni. Né risulta che ne abbia mai parlato con i pm che rappresentavano l’accusa nel processo di Chieti.

“Ricorda di aver parlato a Gerardis della vicenda dei 3 milioni destinati alla giuria?” chiese il Fatto a D’Alfonso.

Oltre la smentita!”, rispose D’Alfonso in un sms e aggiunse: “si guadagnerà un fruttuoso contenzioso civile!”.

 E arriviamo a oggi quando D’Alfonso, dopo essersi scusato con il firmatario di non essersi studiata l’interpellanza per mancanza di tempo, ha detto semplicemente di non leggere il Fatto Quotidiano e di non sapere di cosa si parlasse negli articoli.

Non si sa, quindi, se D’Alfonso abbia partecipato o meno ad una cena con il giudice Romandini circa due mesi prima della sentenza di Bussi. Non si sa se a quella cena Romandini avesse anticipato il verdetto al presidente. Non si capisce, inoltre, se i pm Giuseppe Bellelli, Annarita Mantini e Giampiero Di Florio siano stati informati da D’Alfonso. 

Campobasso ha archiviato ma D’Alfonso avrebbe dovuto rispondere perché è un pubblico rappresentante.

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