Toga Tribunale. Arresto giudice
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Un giudice in servizio alla Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, e due avvocati, uno del foro di Catanzaro e l’altro di Locri, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza su disposizione della Dda di Salerno per corruzione in atti giudiziari.

Nei documenti dell’accusa si parla di “azioni corruttive per far riottenere il vitalizio a un ex politico calabrese” e per “agevolare futuri avvocati per il superamento del concorso”. Nell’ordinanza si legge di “gamberi, vacanze in resort e champagne” e di “16 prestazioni sessuali in cambio di sentenze”,

Il medico che stipendiava il giudice

“Un medico in pensione stipendiava il giudice per garantirsi le sue funzioni” spiegano gli inquirenti. I destinatari dei provvedimenti sono otto, sette dei quali con custodia cautelare in carcere e uno ai domiciliari. La Dda di Salerno ha ricostruito “una sistematica attività corruttiva” nei confronti del magistrato. Nell’abitazione del giudice sono stati trovati seimila euro in una busta.

Denaro e prestazioni sessuali

Denaro contante, oggetti preziosi, altri beni e utilità tra le quali anche prestazioni sessuali. Tutte cose che gli indagati, sempre secondo l’accusa, promettevano e consegnavano al magistrato, presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro. Il giudice, tra l’altro, era anche presidente della Commissione provinciale tributaria del capoluogo calabrese. Il magistrato in cambio emetteva “in processi penali, civili e in cause tributarie sentenze o comunque provvedimenti favorevoli a terze persone  concorrenti nel reato corruttivo. In taluni casi i provvedimenti favorevoli richiesti al magistrato e da quest’ultimo promessi e/o assicurati erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai tribunali del distretto, provvedimenti di misure di prevenzione, già definite in primo grado o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa antimafia, nonché sentenze in cause civili e accertamenti tributari”.

Il conto del magistrato in “sofferenza”

Dalle verifiche eseguite sui conti correnti bancari riconducibili a Petrini “emergeva -scrivono i giudici- una situazione di ‘sofferenza bancaria’ dovuta al mancato pagamento di alcuni finanziamenti, ed una quasi costante scopertura di conto corrente, coperta con versamenti di somme in contante che, nell’anno 2018, ammontavano ad euro 20.400,00; dato quest’ultimo che, da subito appariva anomalo, visto che il Petrini, pubblico dipendente, riceve i propri emolumenti unicamente attraverso bonifici”.

L’accusa per tutte le persone coinvolte nell’inchiesta è corruzione in atti giudiziari.

Di admin

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