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Sarebbero oltre 1000 i siti potenzialmente inquinati in Abruzzo. In particolare, quella andata a fuoco a Chieti la notte di sabato scorso, era legata con Acerra. Chi doveva controllare? Soprattutto: chi controllava i controllori? Antonio Del Furbo

 

L’INCENDIO DOLOSO: FOTO E VIDEO  

 

L’INCENDIO VISTO DALLA MAJELLA IN TIME-LAPSE

 

ECCO COSA CONTENEVA LA DISCARICA

Nel ‘Sistema Italia’ c’è poco da scandalizzarsi visto che continuano a susseguirsi disastri. Il disastro di Chieti è l’ultimo in ordine di tempo. Ed era, ovviamente, annunciato.

Tanto per capirci la Corte di giustizia Europea ha avviato (da tempo) ben due procedure d’infrazione per l’Italia riguardanti i Siti di interesse nazionali (Sin) e regionali (Sir). Sono passati oltre 20 anni e stanziati oltre 3 miliardi di Euro tra pubblici e privati per mettere a punto progetti di bonifica. Tanto per cambiare, però, le aree bonificate sono pochissime e gli interventi sono rimasti solo sulle carte. Infiniti processi in aule di tribunali hanno portato a confermare ancora un volta (se ce ne fosse ancora bisogno) che le imprese ‘intoccabili’ che negli anni ’70 hanno lucrato a galoppo del boom economico, sono sempre più intoccabili. 

Di chi la colpa? Di un sistema giudiziario annacquato e che nessuno si permette di mettere in discussione? Forse.

In Abruzzo la questione è più che mai allarmante e, probabilmente, arriva a superare i livelli di guardia. Siamo partiti a gennaio 2014 da uno studio intrapreso dal gruppo di lavoro ‘Ambiente e Rifiuti’ del MeetUp Amici di Beppe Grillo Chieti – scrive il gruppo di studio – per prendere atto dello stato dell’arte della gestione dei rifiuti in Abruzzo e anche del Piano di Bonifica Regione Abruzzo relativo ai siti potenzialmente contaminati, discariche dimesse, abbandono incontrollato di rifiuti e siti industriali dismessi presenti sul territorio regionale. Dopo diversi accessi agli atti, presa contezza della situazione, abbiamo proceduto all’elaborazione dei dati acquisiti e alla mappatura su google map di tutti i siti attualmente censiti dall’anagrafe regionale, circa mille”.

I dati che vengono fuori dal report sono scandalosi: 

  • Discariche RSU dismesse: 177
  • Siti industriali dismessi: 90
  • Siti potenzialmente contaminati: 150
  • Abbandoni incontrollati di rifiuti: 580
  • Discariche inerti: 8
  • Discariche rifiuti non pericolosi: 33
  • RSU dismesse con superamenti CSC: 70
  • RSU dismesse da sottoporre a PdC: 67
  • RSU dismesse escluse da anagrafe siti: 224


Nulla di nuovo nemmeno per Augusto De Sanctis che da anni denuncia gli scandali della ‘regione verde’.Serve un incendio per far ‘scoprire’ come è ridotto il nostro territorio” afferma ironicamente. “Noi a dicembre (2014) facemmo un blitz portando i rifiuti al prefetto. Dopo mesi il sito era nelle stesse condizioni, neanche una transenna”. 

Possibile che della ‘bomba’ ecologica di Chieti se ne siano accorti alcuni attivisti, un paio di politici e qualche giornalista? Le procure che fanno? I carabinieri dov’erano? La polizia? La Forestale? Pd, Pdl e il 99% dell’arco costituzionale dove ha avuto gli occhi fino a sabato? Gente che paghiamo profumatamente si accorge (ma non ne sono del tutto ancora convinto) che dopo un rogo lì c’era qualcosa che non doveva esserci. 

Veramente questa gente qui vuole prenderci per i fondelli fino alla morte?

Una procura apre un’inchiesta sulla base degli articoli del quotidiano il Centro? E prima la procura dov’era? Che faceva? Perché non ha mai acquisito agli atti la delibera targata Acerra?

Io voglio saperlo. Da cittadino.

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