Tracciare un profilo del politico, Denis Verdini, è arduo. Il tratto della spregiudicatezza è presente nell’ex senatore come nella totalità dei suoi colleghi.
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E, dunque, parlando di Denis Verdini cosa possiamo aggiungere oltre alle classiche caratteristiche di un uomo del potere qual è e quale è stato l’ex esponente di Forza Italia?
Le lacrime di Denis Verdini
Anche i ricchi piangono. Sì, anche Verdini ha pianto quando il Pm lo designò “assetato di potere e di denaro”, e lui, l’ex senatore, a un certo punto si commosse fino alle lacrime per la gravità delle accuse. Lacrime che scaturirono per quella brutta reputazione che gli si stava appiccicando addosso.
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Il potere verdiniano era segnato anche dal possesso di una Maybach e da uno stile sicuro e determinato. Vocione, andatura pesante, modi sbrigativi. Nella Seconda Repubblica a Verdini si è attribuita l’originaria professione di macellaio. Lui, che mosse in primi passi nel Partito repubblicano. Il lavoro di “back-office” di Verdini nella prima e seconda Repubblica avevano un retrogusto ideologico. Poi, con il crollo di tutte le virtù e ideologie degli anni ’80 e ’90 questi ruoli hanno assunto semplici tornaconti personali. In questo senso Verdini ha fatto comodo a tanti.
Innanzitutto a Silvio Berlusconi.
Berlusconi aveva bisogno di un tipo svelto, spiccio e risoluto. Verdini “era l’orco” per il Cavaliere. Poi la Fortuna l’ha assistito e proprio mentre il ciclo berlusconiano si stava chiudendo, Verdini è riuscito ad allungarglielo avvicinandolo al giovane Matteo Renzi. Così il Patto del Nazareno ha dato a Denis un rilievo politico. Dunque la formazione di “Ala” che ha offerto i voti al governo Gentiloni.
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È entrato in amicizia con De Luca. Ha rivendicato una funzione di collegamento fra i due Mattei. Però nel frattempo ha anche collezionato quattro rinvii a giudizio e una condanna da ieri definitiva.