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I bene informati parlano di “compromesso tra giudici e politici” sulla questione delle intercettazioni. Possibile che su un tema così importante debbano metterci mano i giudici?

A quanto pare la volontà del Consiglio Superiore della Magistratura di sostituirsi al Parlamento è talmente forte che cominciano ad approvarsi delibere su questioni scottanti.

Quali? Ad esempio su quella delle intercettazioni di cui si è occupata la settima commissione.

Quel furbone del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, ha dichiarato:“Non vogliamo condizionare il legislatore. Le conversazioni casuali che coinvolgono parlamentari non andrebbero trascritte perché a rimetterci sarebbero i comuni mortali”.

Quindi ci si aspetta che un organo così importante rimanga immobile e sulle intercettazioni non muova un dito. E, invece, il Consiglio Superiore della Magistratura approva con un solo astenuto le linee guida che riguardano l’utilizzo delle intercettazioni dando indicazioni sulla tutela dei dati sensibili.

Bene. Benissimo. I giudici prendono decisioni e fanno finta che non sia successo nulla. Paura che il Parlamento metta mano seriamente al tema delle intercettazioni? Forse. E cosa c’è scritto nella delibera? Sostanzialmente impone la centralità del ruolo del pubblico ministero nelle valutazione dei dati sensibili.

Ancora? Cioè, il pm non ha già abbastanza potere? I giudici relatori invocano cautela e maggiore attenzione in fase di indagini preliminari. Poi ci sono le conversazioni “casuali” che, quando tirano dentro uomini delle istituzioni, non vanno trascritte ma solo annotate nei brogliacci. Altro che legge uguale per tutti. Parrebbe che, in certi casi, ci siano due pesi e due misure: lo scudo per i politici, il ‘palazzo di vetro’ per tutti i comuni mortali.

E sulla questione delle intercettazioni che arrivano illegalmente ai giornali e che gettano fango su persone che, spesso, non sono indagate? C’è ancora poca chiarezza.

Si dà fine all’altro illecito che riguarda l’indagato ed i propri difensori con i testi delle captazioni che non possono più essere riportati né nei brogliacci né nelle comunicazioni inviate ai pubblici ministeri.

Dunque, una riforma a tutela del pubblico ministero e dei parlamentari. E la politica ce la farà a fare una riforma?

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