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In Italia esiste un numero spropositato di siti inquinati con l’amianto: 33.610. Dati a cui vanno aggiunti quelli (sconosciuti) di Calabria, Sicilia e Campania.

La concentrazione maggiore delle aree con elevato rischio contaminazione per l’uomo sono nelle Marche e in Abruzzo. Da sole, le due regioni, posseggono il 50% di siti da bonificare urgentemente.

A Tollo (Ch), nel luglio dello scorso anno scoprimmo una discarica di veleni in cui erano ammassati fanghi di conceria ed eternit. Trovammo all’aria aperta oltre ai 330 sacconi ricolmi di piombo, arsenico, alluminio, cromo. A Raiano (Aq) è stato da pochi giorni sequestrato un terreno di 12000 metri quadri in cui erano abbandonate grosse quantità di amianto e cemento sin dal 1995. 

Eppure, nonostante la legge 257 del 1992 lo abbia definitivamente vietato, il ‘killer silenzioso’ è ancora presente in tutte le nostre città. Respirandone le fibre il rischio di contrarre tumori mortali, ad esempio come il mesotelioma, è altissimo. Gli edifici pubblici e privati del territorio nazionale sono pieni di cemento misto ad amianto. L’elenco è lunghissimo: capannoni industriali, tetti delle case, ospedali, scuole e, addirittura, asili nido per un totale di 779 immobili.

Viene da chiedersi, quindi, a che punto sia la bonifica del più pericoloso e diffuso agente cancerogeno ambientale.

“Moltissime aree particolarmente rilevanti in termini di necessità di intervento, come per esempio lo stabilimento ex Isochimica di Avellino o l’ex stabilimento Cemamit a Ferentino non rientrano tra i dati censiti”, afferma il ministero dell’ambiente.

La mappa diffusa dal ministero indica che sono 832 i siti bonificati, 339 sono quelli parzialmente bonificati. Il numero cresce in maniera esponenziale sui siti da bonificare: 30.309. Per i siti d’interesse nazionale da bonificare dall’amianto il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha presentato una richiesta di finanziamento di quasi 360 milioni di euro per il Fondo sviluppo e coesione 2014/2020.

I numeri dicono che nel 2010 le discariche operative che hanno smaltito rifiuti di materiali da costruzione contenenti amianto, sono state 22 (dieci al nord, quattro al centro e otto al sud). La regione al primo posto per smaltimento maggiore di Eternit è il Piemonte, con oltre 39mila tonnellate (39,3 per cento). Negli ultimi tempi, a causa dell’esaurimento delle discariche italiane e la mancata costruzione di nuove, molti rifiuti sono stati esportati in paesi europei come Germania e Austria. 

“La causa della difficoltà di smaltimento è semplice – spiega Laura D’Aprile, funzionaria del Ministero dell’Ambiente – : ad oggi non esistono tecnologie in grado di trattare l’amianto che deve essere, per forza di cose, tutto smaltito in discariche dedicate”. I costi medi si aggirerebbero intorno alle centinaia di euro al metro quadro per sostituire l’Eternit. 

I siti d’interesse nazionale e su cui andrebbe fatta un’urgente opera di bonifica il ministero cita le località di: Broni-Fibronit (PV), Priolo-Eternit Siciliana (SR), Casale Monferrato-Eternit, Balangero-Cava Monte S.Vittore (TO), Napoli Bagnoli-Eternit, Tito-exLiquichimica (PO), Bari-Fibronit, Biancavilla-Cave Monte Calvario (CT), Emarese-Cave di Pietra (AO). 

ZdO

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