Gennaro Musella, l'ingegnere ucciso dalla 'ndrangheta: 40 anni senza giustizia
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Gennaro Musella era un imprenditore edile che, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, portò la sua impresa a essere la seconda per grandezza del Sud Italia. Nel 1980 partecipò alla gara d’appalto per la realizzazione del Porto Turistico di Bagnara. Gara che fu vinta dalla famiglia catanese dei Costanzo. L’Ingegnere denunciò alla magistratura diverse irregolarità nell’aggiudicazione di quell’appalto che fu annullato. Il nuovo bando avrebbe avuto luogo a metà maggio del 1982, ma Musella non vi partecipò. Venne ucciso prima. Il 3 maggio la sua auto, una Mercedes 240, venne imbottita di esplosivo. Alle 8:35, come ogni mattina, l’ingegnere scese dalla sua abitazione per salire in macchina e recarsi al lavoro, e l’auto saltò in aria. A quell’appalto erano interessati i boss Paolo De Stefano e Nitto Santapaola.

La nuova gara d’appalto finì in mano ai Graci: ‘ndrangheta e Cosa Nostra, quindi, ma anche imprenditori, politici e funzionari di Reggio Calabria.

Per la morte di Musella non si arrivò mai a processo. Il procuratore di Reggio Calabria Gaeta, infatti, disse alla figlia maggiore di Gennaro: “Signora lei se ne stia a casa, ha due figli”.

Le inchieste per il delitto Musella non portarono a nessun processo. Archiviate nel 1988, vennero riaperte dalla Dda nel ‘93 per l’impegno della figlia Adriana. Musella viene riconosciuto vittima di mafia nel 2008. “Di lui rimase solo un tronco monco – scrive la figlia Adriana – La barbarie non può essere archiviata e anche se le ferite si rimarginano, le cicatrici restano”.

Oggi, il giudice della Corte costituzionale, Nicolò Zanon, formalizza la sua richiesta al Parlamento di cambiare le attuali regole nei prossimi 12 mesi sul carcere ostativo. Se il mafioso in carcere non collabora con la giustizia deve essere liberato a fine pena.

Questa è l’auto dell’ingegner Gennaro Musella dopo l’attentato.

di Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

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