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Il suo nome è Giuseppe Casamonica e ha la spavalderia persino di dire che “Nessuno viene a bussare dove sto io”.

Il suo potere è concentrato su tutta la periferia romana. “È ritenuto – spiega Repubblica – uno dei capi del clan che conterebbe su una ragnatela di mille persone, nullatenenti ma con un patrimonio stimato in cento milioni.”

La cosa che un po’ fa rabbrividire è il tipo di condanna che l’uomo ha scontato: traffico di cocaina. E non è finita qui. L’esponente dei Casamonica la sua condanna l’ha scontata in una comunità di recupero all’insegna “dell’amore come terapia e come senso della vita”. Insomma, per i giudici lui è stato un semplice tossicodipendente. Eppure se si passa dalle parti di Porta furba, si entra solo se autorizzati, “perché qui si decide la droga da comprare e vendere, il tasso di usura da applicare, le spedizioni punitive contro i debitori” racconta ancora il giornale.  

Dunque, un controllo del territorio ancora elevato nonostante le promesse dello Stato. Giuseppe Casamonica, dicevamo, ha scontato la sua pena in una comunità anche se gli investigatori lo ritengono uno dei “quattro re” che si erano presi Roma prima dell’inchiesta Mafia Capitale: la sua “zona” di influenza era Tuscolano ed Anagnina, nel quadrante Sud Est della Città Eterna e oggi che è tornato a casa.

Da non dimenticare i funerali sfarzosi del boss Vittorio Casamonica durante il quale sfilarono a Roma sei cavalli con pennacchio che trainavano un’antica carrozza funebre, una banda che intonava le note composte da Nino Rota per il film “Il Padrino”. E, ancora, da non dimenticare i petali di rose lanciati da un elicottero.  

E da non dimenticare nemmeno le minacce di Angela Casamonica al ministro degli Interni: “Salvini non mi fa paura, mi sembra una brava persona, lui parla, fa il suo lavoro, ma con noi deve rigare dritto, non dire che viene a cacciare le persone”.  

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