Dunque, Donald Trump ce l’ha fatta, ha vinto le elezioni americane. Ha sfidato la sempre sorridente Hillary Clinton, la vecchia della politica, e si è preso le chiavi della Casa Bianca. È lui, ora, il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America.
L’uomo con il capello più ribelle del pianeta, l’imprenditore miliardario, lo showman, ha vinto una delle battaglie elettorali più difficili e controverse che gli Stati Uniti abbiano mai conosciuto.
“Ho appena ricevuto una telefonata da Hillary Clinton, vorrei farle le mie congratulazioni, ha combattuto con tutta se stessa. Ha lavorato sodo e le dobbiamo una grande gratitudine”.
Queste sono state le prime parole pronunciate da Trump durante il suo intervento appena appresa la notizia della vittoria. Poi un appello che, in un certo senso, procede nella direzione opposta rispetto ai contenuti della propria campagna elettorale:
“Prometto che sarò il presidente di tutti gli americani”
e ha aggiunto:
“Con il mondo cercheremo alleanze, non conflitti. Gli Stati Uniti andranno d’accordo con tutti coloro che vorranno andare d’accordo con noi. Mi metterò subito al lavoro per il popolo americano. Voglio dire alla comunità internazionale che se metteremo gli interessi dell’America dinanzi ci comporteremo in maniera giusta con le altre nazioni”.
La vittoria di Trump è stata netta: il Partito Repubblicano ha ottenuto la maggioranza al Senato (51 seggi contro 47) e alla Camera dei Rappresentanti (236 seggi contro 191). Dopo otto anni di potere in mano ai democratici, peraltro poi dimezzato, si passa a un Presidente che ha rivoltato il partito al cui fianco ci sarà un Congresso repubblicano.
Ovvio che dal punto di vista finanziario, le Borse non hanno brillato di fiducia per l’elezione di Trump. I future sull’indice di Borsa Dow Jones hanno perso oltre il 3% e sulle piazze valutarie il peso messicano ha ceduto l’8% sul dollaro.
Fin qui i fatti. Ora affrontiamo la questione delle chiacchiere che, mai come prima, sulle elezioni ne sono state fatte molte.
Sondaggisti, giornalisti, opinionisti per mesi ci hanno raccontato che Trump avrebbe perso. Sicuro. Ci hanno descritto quest’uomo bianco come una persona sprezzante, un milardario senza scrupoli e un populista di estrema destra. Peccato che tra i 140milioni di votanti, la maggioranza abbia deciso di affidare il voto a Trump. E, guarda caso, dopo la vittoria del neo-presidente, i soloni di “casa nostra” hanno smesso di cinguettare e postare.
Durante la diretta di Repubblica Tv, uno dei tanti “soloni” del “radicalchicchismo” nostrano, Vittorio Zucconi, diceva:
”L’America muta ha trovato voce in Trump. È un voto dei forconi, un’insurrezione. Quella che ha scelto il magnate è l’America non vegana, quella che vediamo quando usciamo dalle città e scopriamo che tutto è diverso da come lo immaginiamo. Quelli che mangiano le merendine e non sono attenti alla linea.”
Insomma, quelli che hanno votato Trump sono i soliti analfabeti, individualisti, e, aggiungerei, cafoni di campagna. Ma che ne sanno loro della politica fatta nei salotti buoni, innaffiata di Champagne e caviale? Ma insomma, come si permettono questi squallidi elettori di votare?
E pensare che i vari Severgnini, Zucconi, sono pagati (tanto) per stare all’estero e spiegarci l’America. E, anche questa volta, è stato evidente che i pensatori da salotto ci hanno raccontato l’America che loro vogliono e non quella che è realmente.
E come mai nessuno tra quelli del pensiero “buono” si è accorto, ad esempio, che Google Trends sapeva da tempo che Trump vincesse? Già da ieri sera le ricerche con la parola “Donald Trump” avevano fatto impazzire il motore di ricerca.
Cosa voglio dire?
Voglio dire che quelli che cercavano notizie su Trump, probabilmente, erano interessati a sapere cosa gli stesse accadendo. Guarda caso il trend era uguale nelle precedenti elezioni Usa, ovvero in coincidenza delle elezioni: a essere in testa sempre il presidente vincente.
Mi chiedo: i sondaggisti, i giornalisti, gli espertoni e chi più ne ha più ne metta, non si erano accorti di nulla? A me fanno un pochino ridere i super consulenti della comunicazione che fanno spendere milioni per sondaggi e ospitate tv e poi non si accorgono che la realtà è da tutt’altra parte.
Ma si sa, il sonno del mono genera mostri. E che mostri.